Newsletter n°14 dell’16 Dicembre 2014

descritto dal rapporto Censis 2014 presentato pochi giorni fa. “Il Paese del capitale inagito”, per citare le parole del presidente del Censis, Giuseppe de Rita, che ha capitale ma non lo sa usare, che rischia di adattarsi ed abituarsi alla mediocrità. Un Paese rispetto al quale la politica deve saper riconquistare non solo fiducia ma, anche e soprattutto, capacità di creare e orientare aspettative, di riprendere in mano il futuro degli italiani.

Sono sfide complesse che chiudono il 2014 ed aprono il 2015, rispetto alle quali il Partito Democratico, prima e principale forza di governo, è chiamato ad una responsabilità ancora più forte ed intensa. Una responsabilità che deve impegnare tutti, maggioranza e minoranza del partito, a confrontarsi, con rispetto e civiltà, senza cedere alla logica delle opposte tifoserie. Siamo di fronte a una grande sfida collettiva. C’e’ in gioco la credibilità della politica nella crisi della democrazia. Dobbiamo essere all’altezza, avere cura delle parole, della profondità delle analisi, del rispetto degli altri con concretezza di contenuti e senza cercare a tutti i costi la ribalta. E’ un compito ed uno sforzo quotidiano, rispetto al quale c’è davvero bisogno di tutti, parlamentari, dirigenti, iscritti, forze sociali, cittadini, nessuno escluso, aprendosi al dibattito e al confronto provando a restituire ad un Paese stanco e disilluso la capacità di credere che qualcosa possa davvero cambiare.

JOBS ACT

Lo scorso 25 novembre la Camera dei Deputati ha approvato il testo della legge delega in materia di lavoro ( approvato in via definitiva dal Senato lo scorso 3 dicembre), apportando, con il contributo determinante dei colleghi del Partito Democratico della Commissione Lavoro della Camera, alcune significative modifiche rispetto al provvedimento uscito dall’aula del Senato.
Come si sa, il disegno di legge dell’Esecutivo contiene cinque deleghe legislative al Governo per intervenire su diverse materie nel settore del lavoro. In particolare il provvedimento si occupa dei profili attinenti al sistema delle tutele a sostegno dei soggetti in cerca di occupazione, al riordino e alla semplificazione del mercato del lavoro, nonché alla possibilità di rafforzare le misure a tutela delle cure parentali.

Le deleghe sono specificatamente finalizzate a:

1.realizzare un riordino della disciplina degli ammortizzatori sociali;

2. procedere alla riforma dei servizi per il lavoro e delle politiche attive;

3. completare il processo di semplificazione delle procedure e degli adempimenti in materia di lavoro;

4. realizzare un riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e delle tipologie dei relativi contratti attualmente vigenti;

5. rafforzare le misure di sostegno delle cure parentali.

Il testo originario è stato ampiamente modificato e integrato durante l’iter parlamentare alla Camera. In particolare, grazie al lavoro dei componenti PD della Commissione Lavoro, sono stati approvati 37 emendamenti che hanno inserito nella delega il testo votato dalla Direzione Nazionale PD per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari: per i nuovi assunti con il contratto a tutele crescenti ci sarà la possibilità di reintegro nel caso di licenziamenti discriminatori, nulli e disciplinari. Questi ultimi saranno individuati e tipizzati nel successivo decreto attuativo.

E’ stata introdotta la tutela economica in caso di cambiamento di mansioni; resa esplicita la scelta di rendere centrale il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, rendendolo più conveniente rispetto ad 12 altri tipi di contratto (al punto che nella Legge di stabilità 2015 sono state destinate le risorse per incentivarlo); chiaramente definito il superamento delle numerose forme di assunzione precarie. E sempre grazie al lavoro del PD è stato chiarito che la disciplina dei controlli a distanza riguarda gli impianti e gli strumenti di lavoro, con la garanzia che la dignità e la riservatezza del lavoro siano tutelate, così come sono stati previsti congedi dedicati alle donne nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere.
Il lavoro della Commissione parlamentare competente ha, inoltre, previsto il mantenimento della Cassa Integrazione per i lavoratori ove l’impresa cessata sia in grado di riprendere l’attività, ha definito limiti più precisi per l’utilizzazione dei voucher e stabilito un monitoraggio sugli effetti degli interventi della legge delega, con particolare riferimento a quelli sull’efficienza del mercato del lavoro e sull’occupabilità dei cittadini.

La votazione finale alla Camera ha visto approvare il provvedimento con 316 sì, 6 no e 5 astenuti. Non hanno partecipato al voto le opposizioni (Forza Italia, Lega Nord, M5S e SeL) e un gruppo di deputati del PD. (VEDI TESTO)
Dopo l’approvazione definitiva da parte del Parlamento occorrerà seguire con grande attenzione la predisposizione dei decreti delegati. In una fase di crisi acuta, occorre sviluppare al massimo l’impegno per difendere il lavoro che c’è e creare nuove opportunità di occupazione specie per i giovani. A tale scopo, occorre trovare risposta ad un problema emerso con evidenza nelle ultime settimane: la difficoltà nei rapporti tra Governo ed organizzazioni sindacali. Occorrerà individuare nuove forme e modalità di confronto tra Governo, Parlamento e forze sociali per promuovere un impegno comune per la crescita, l’occupazione e la coesione sociale.
Mi piace motivare il mio voto favorevole alla delega Lavoro, espresso non solo per semplice disciplina di partito.

Ci sono diversi modi per stare un Partito, e questo vale anche per chi come me ha deciso di restare lì dove ero e dove sono sempre stata, non propriamente tra le fila dell’attuale “maggioranza”.
Tra lo sbattere i pugni sul tavolo per farlo saltare e il sedersi a quel tavolo per portare un contributo, un miglioramento, ho scelto la seconda via. Abbiamo messo le mani nel jobs act, e lo abbiamo fatto sapendo che non avremmo ottenuto tutto ciò che volevamo, ma un compromesso che poneva una salvaguardia. Salvaguardia che senza il nostro apporto, e voto, non sarebbe mai stata ottenuta. Se oggi infatti è ancora previsto il reintegro per i casi di licenziamento disciplinare è solo grazie all’impegno di chi, pur non condividendo la scelta di modificare l’art. 18 (come ho avuto modo di dire anche in queste newsletter), lo ha reso migliore di come era stato votato con la fiducia al Senato.
Necessaria è stata la battaglia parlamentare che abbiamo fatto per dare sostanza alle tutele crescenti, ampliando le ipotesi di reintegro, limitare i controlli a distanza ai macchinari (come di fatto già avviene) escludendo quelli ai lavoratori e migliorare una delega che peccava di genericità.
Certo, avrei potuto anch’ io uscire dall’aula, io e molti altri, e sarebbe stato più semplice spiegarne le ragioni. Ma con quale risultato? Quello di avere le mani pulite in tasca ed un provvedimento approvato senza le dovute correzioni.

LEGGE DI STABILITA’

Il 30 novembre scorso la Camera dei Deputati ha approvato, dopo un lungo ed approfondito lavoro emendativo condotto dalla Commissione Bilancio, il testo della Legge di stabilità 2015.
Una manovra “a espansione qualificata”, così il Ministro dell’Economia Padoan ha definito la Legge di Stabilità 2015, a sottolineare l’obiettivo di rilanciare la crescita, e di affrontare problemi cronici come quello del costo del lavoro, con risorse limitate ma con misure qualitativamente efficaci, e tenendo comunque in ordine i conti pubblici.

La conferma del bonus Irpef di 80 euro, l’esclusione della componente lavoro dall’Irap, la totale decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, la temporanea possibilità per i lavoratori del privato di scegliere di avere in busta paga un anticipo del Tfr, una significativa riduzione di tasse e contributi su imprese e famiglie.

Sono questi i tratti distintivi – insieme alle misure di “spending review” e al rafforzamento della lotta all’evasione fiscale – di una manovra anticiclica, nata dalla consapevolezza che l’Italia si trova in una situazione di recessione ormai da tre anni e dalla determinazione ad arrestare questa china.
La Legge di Stabilità, uscita ulteriormente migliorata grazie al lavoro svolto in Commissione e soprattutto grazie al ruolo svolto dai deputati del Pd, ha insomma un chiaro carattere espansivo, ed ha l’ambizione di rimettere in circolo, nel Paese, l’elemento essenziale per poter ripartire davvero, per tornare a vedere il segno più quando si guarda l’andamento del Pil: la fiducia.

Complessivamente, gli interventi previsti dalla manovra ammontano a circa 32,4 miliardi di euro per il primo anno, a 45,8 miliardi nel 2016 e a 46,3 miliardi nel 2017. L’ammontare per il 2015 era di 36,2 miliardi prima dell’intervento correttivo del Governo in seguito alle osservazioni formulate dalla Commissione europea il 22 ottobre scorso. Si ha così un miglioramento di 4,5 miliardi dell’indebitamento netto, programmato per il 2015 al 2,6 per cento del Pil contro il 2,9 per cento iniziale. A copertura delle misure espansive, la manovra reperisce nuove risorse per circa 26,5 miliardi di euro nel 2015, di cui oltre 16 miliardi tramite riduzione della spesa e circa 10 miliardi da aumenti delle entrate.

Delle misure contenute nella Legge di Stabilità beneficeranno innanzitutto i cittadini e le famiglie italiane, così come le imprese e dunque la nostra economia.

Ma quali sono i contenuti principali della legge di Stabilità?
Ecco i principali, cercando una non semplice sintesi.
Credito d’imposta per la ricerca, sgravi fiscali, riduzioni significative del costo del lavoro che rende più vantaggiosi i contratti a tempo indeterminato rispetto agli altri, e sgravi anche per il lavoro non dipendente. Oltre due miliardi, incrementati con il lavoro alla Camera, sugli ammortizzatori sociali e le politiche attive sul lavoro, quasi quattro volte in più del passato. Queste due ultime misure rendono giustizia agli impegni presi sulla delega sul lavoro.
Ridotti ( grazie al lavoro emendativo promosso in Commissione insieme a numerosi colleghi) i tagli a carico dei patronati che passano dunque da 150 a 75 milioni di euro, e vengono al contempo individuati una serie di requisiti di qualità che tali enti devono possedere per ottenere il finanziamento: essere presenti in un numero di province equiparabili al 60% della popolazione, essere attivi in almeno 8 paesi esteri (tranne i patronati che fanno riferimento a sindacati dell’agricoltura), espletare una quota di attività pari almeno al 2,5% del fondo.

Inserito inoltre dal Governo un provvedimento importante sul tema del rilascio delle frequenze televisive del digitale terrestre non affidate in gara (su cui proprio nel mese appena trascorso ho presentato una specifica interrogazione). Le frequenze dovranno essere ora rese disponibili per le emittenti locali. Inoltre i proventi della gara per le frequenze televisive nazionali per oltre 31 milioni di euro andranno a finanziare gli indennizzi alle tv locali che dovranno abbandonare le frequenze interferenti con i Paesi confinanti insieme ai 20 milioni gia’ stanziati. Il termine per abbandonare volontariamente tali frequenze slitta dal 31 dicembre 2014 al 30 aprile 2015. Un pò di tempo in più e risorse possono aiutare chi garantisce un servizio importate e di qualità che avrebbe rischiato di vedersi completamente ” oscurato” (come evidenziato da numerose emittenti locali del nostro territorio) in assenza di misure certe e chiare.
Ci sono poi, e sono significativi, un miliardo in più per la scuola nel 2015 e tre sul 2016 che danno copertura economica al progetto La buona scuola. Sul fronte delle entrate ci sono nuove misure per la lotta all’evasione ed entrate dalle rendite finanziarie, tagli e riduzione spesa, nuove entrate dalla tassazione sui giochi (con risorse per la lotta alle ludopatie) e sulle cosiddette pensioni d’oro, due temi di cui si è parlato molto, facendo anche molta disinformazione e propaganda, e che oggi grazie ad un lavoro serio e rigoroso si riescono ad affrontare.

Si tratta di quasi 11 miliardi in più nella disponibilità degli italiani, a partire da chi ha di meno, stabilizzando tra l’altro anche il famoso bonus fiscale di 80 euro e una spinta verso nuove assunzioni sempre più di natura stabile. Questo il difficile lavoro che si è fatto e si sta facendo. Ci sarà poi un passaggio al Senato che in particolare dovrà affrontare ancora e meglio il tema delle risorse degli enti locali, tema importante e meritevole di attenzione soprattutto per evitare di compromettere l’entità e la qualità dei servizi erogati ai cittadini da parte di Comuni, Province e Regioni.
Certo come sempre si poteva, in teoria, fare di più. La prima bozza di legge era più espansiva, metteva cioè più risorse pubbliche in questa fase difficile dell’economia. Su questo pesano ancora i vincoli europei. Vincoli non illogici perché nascono per contenere la spesa e il debito ma che vanno rivisti nel contesto di crisi. Su questo è in corso un’azione importante per rivedere le logiche degli interventi europei. Un Paese riparte non solo dalle norme scritte nella legge di stabilità, ma le norme della legge economica fondamentale devono creare le condizioni e sostenere la ripresa e questo provvedimento lo fa pur nei vincoli ancora troppo stretti dell’importazione economica ancora dominante in Europa. Qui sta il vero nodo, insieme alla credibilità complessiva del Paese.

( PER APPROFONDIMENTI)

IN PARLAMENTO

Nello scorso numero della newsletter avevo ricordato gli emendamenti presentati alla legge di stabilità. A fronte del lavoro svolto dalla Commissione bilancio mi piace ricordare che sono state recepite, nel testo finale, due proposte nate nella mia commissione :

la prima ha previsto l’istituzione, nello stato di previsione del Ministero dei beni culturali, di un Fondo per la tutela del patrimonio culturale, con una dotazione di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2016 al 2020; la seconda ha, invece, introdotto anche per gli e-book ( come per tutti gli altri libri) il regime fiscale agevolato del 4%, anziché del 22%, come previsto fino ad oggi. Una misura concreta per incoraggiare e sostenere la promozione della lettura.

Il Governo ha, inoltre, accolto favorevolmente un ordine del giorno alla Legge di Stabilità, da me presentato come prima firmataria, per sollecitare un incremento delle dotazioni del Fondo Unico per lo Spettacolo riservato alle attività dello spettacolo dal vivo teatro, musica, danza, circo e spettacolo viaggiante e che riconosca, al tempo stesso, crediti d’imposta a favore delle Piccole e Medie Imprese dell’esercizio cinematografico, di cui al decreto del Ministro delle Attività Produttive del 18 aprile 2005, sui costi sostenuti per realizzazione di nuove sale, per il ripristino di sale inattive, per la ristrutturazione e adeguamento tecnologico di sale esistenti per l’installazione e rinnovo di apparecchiature e impianti e per i servizi accessori destinati al marketing e alla formazione del pubblico ( vedi testo).

Sono stati, inoltre, accolti favorevolmente ulteriori ordini del giorno da me sottoscritti relativi al personale precario dei Centri per l’impiego provinciale e ai cd. tirocinanti della giustizia, allo sblocco del patto di stabilità per l’edilizia scolastica provinciale, al sostegno dell’editoria, alla digitalizzazione e la salvaguardia dei materiali, delle testimonianze e dei documenti relativi alla storia delle culture politiche del XX secolo.
La Commissione Cultura ha infine approvato all’unanimità, lo scorso 10 dicembre il testo della risoluzione da me presentata per la promozione di iniziative in memoria della prima Guerra Mondiale ( vedi testo).

Nel mese appena trascorso ho inoltre presentato una specifica interrogazione relativa ad un tema particolarmente sentito dalla nostra comunità cittadina: lo spostamento del Museo del Museo di Arte Orientale di Roma, dedicato al maceratese Giuseppe Tucci, dalla sua sede storica di Palazzo Brancaccio, nel quartiere Esquilino a Roma, all’Eur, in una zona più decentrata della capitale. Una decisione, presa nell’ambito del più ampio processo di riorganizzazione del Ministero per i Beni Culturali, che rischia di penalizzare fortemente la fruibilità di un patrimonio importante e significativo, scelta rispetto alla quale il Ministero dovrebbe valutare soluzioni alternative e di più funzionale gestione.

E PER FINIRE

 ….”Le fiabe- ha detto Chesterton- non raccontano ai bambini che i draghi esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi possono essere sconfitti” .

Questa è la frase con cui ho concluso alla Camera il mio intervento a sostegno del decreto Art Bonus, la riutilizzo perché è l’augurio che voglio rivolgervi: provare a sconfiggere insieme i draghi che oscurano il futuro nostro e del Paese. E’ il compito primario della politica quello di cercare di dare soluzioni ai problemi, offrire proposte e prospettive per disegnare il futuro. A questo dovremmo tener fede, evitando di alimentare paure e insicurezze, ma provando a ricostruire un tessuto civico del Paese, lacerato e provato da vent’anni di berlusconismo e dagli effetti drammatici della crisi economica.

Auguri a tutti, allora, perché si possa scrivere insieme, come nelle migliori fiabe, un finale migliore per la nostra storia.