l’eliminazione del voto bloccato alla Camera sui testi del governo. Non tutto è ancora perfetto, ma attraverso progressivi interventi sarà possibile migliorare ulteriormente il testo. Per questo ritengo che fosse giusto approvarlo e non apprezzo lo stile giornalistico di quotidiani come ” Il fatto quotidiano” che stilano fantomatiche liste di proscrizione contro i deputati che hanno votato favorevolmente. Non spaventano liste di questo genere, ma è grave utilizzare strumentalmente le decisioni assunte a seguito di confronto e dibattito ( che- credetemi- non è mancato in nessun momento di questa complessa fase). Penso sia importante porsi laicamente rispetto alla riforma adottata, valutandone i pro e i contro, senza dimenticare il principio di fondo dell’opportunità di intervenire per migliorare il testo costituzionale ed adattarlo al cambiamento intervenuto nelle istituzioni i questi ultimi sessanta anni. E non perché non si sono mai fatte riforme negli ultimi trent’anni, ma fondamentalmente perché la rigidità del testo e la previsione di un procedimento rafforzato in base all’art. 138, vuole dire proprio consentire che una modifica possa esserci e vada fatta quando è necessario.
Vengo, infine, al dibattito scatenatosi intorno alla decisione di procedere con i lavori d’aula anche in assenza delle forze di opposizione. Forze politiche che – con la consueta eccezione del Movimento Cinque stelle- hanno preso parte al voto finale sul provvedimento.
Si è tanto parlato di quelle lunghe ore passate alla Camera, giorno e notte, con pochissime ore di risposo. Vorrei raccontarvi un’immagine che mi viene in mente di getto: l’azione continua e violenta dell’ala oltranzista del Movimento Cinquestelle che con urla, cori, lanci di oggetti, cavilli formali, migliaia di subemendamenti fotocopia, minacce e ripetute bugie si è dato l’obiettivo di impedire alla Camera dei Deputati di svolgere i suoi lavori e arrivare a una decisione (fosse anche la più sbagliata del mondo).
Questo va ribadito perché purtroppo ci si abitua a tutto, ma sono convinta che fossero stati lì a vedere e sentire come me, a pochi metri di distanza, tutti e dico tutti, persino molti dei sostenitori del Movimento, sarebbero rimasti colpiti dalla violenza e dai sorrisi beffardi, dalle offese misogine rivolte alla Presidente e alla Vice Presidente della Camera, dal gusto, dal divertimento che alcuni di loro provano nel provocare, sbeffeggiate, violentare i luoghi della democrazia .
Di fronte a uno spettacolo del genere, da tifoseria ultrà e da squadristi, ogni sincero democratico, di destra o di sinistra, non può che stare dalla parte opposta.
Veniamo alla cosiddetta seduta fiume. Lo scontro principale tra chi ha deciso di continuare il percorso di riforme e le diversissime forze che per diversissime ragioni non lo condividono. Che nasce dall’esigenza di impedire che ogni giorno venissero presentati oltre 500 subemendamenti fotocopia, come avvenuto, il che avrebbe reso matematicamente impossibile approvare la riforma, non entro una data breve o lunga che sia, ma in assoluto. Infatti anche rimanendo a votare giorno e notte all’infinito, ogni mattina ci sarebbero stati più subemendamenti nuovi di quelli votati il giorno precedente. Non si tratta di discutere teoricamente, come fa qualcuno, ma si tratta del fatto concreto di accettare di rinunciare ad arrivare prima o poi alla fine di un percorso. Solo il Movimento Cinquestelle ha adottato questo sistema violento di impedimento dello svolgimento dell’attività democratica, perché le altre forze avevano via via ridotto e ritirato gran parte dei loro subemendamenti. Ma bastavano quelli del Movimento ad impedire qualunque risultato. Quindi di fatto il Movimento ha impedito l’azione politica anche degli altri gruppi di opposizione.
Su questo il confronto è durato fino all’ultimo minuto utile. Ma le regole del nostro Parlamento sono basate sulla cultura del confronto e del dialogo. E sono deboli di fronte a un gruppo di facinorosi che dichiaratamente non riconosce la legittimità degli altri. Li insulta. Li oltraggia. Li ritiene indegni di esistere. E intende impedirgli di portare a termine le proprie iniziative legislative.
Infine sull’abbandono dell’Aula (detto che in Aula sono rimaste forze politiche tra loro molto diverse e ben più della metà dei parlamentari) è chiaro che è un rammarico grande, e che almeno con alcune di queste forze che non hanno partecipato ai lavori va necessariamente ricostruito un terreno comune Ma credo che la responsabilità vada equamente distribuita. Credo che il giudizio sull’abbandono sia stato dettato troppo da ragioni mediatiche. Che i punti di confronto possibile c’erano e ci siano ancora. Anche le modifiche e gli emendamenti votati al testo di partenza, non poche, sarebbero di certo state condivise. E persino nelle ore tarde la discussione è continuata, con visioni anche diverse, e modifiche importanti. Quindi non si racconti di un blocco monolitico indisponibile all’ascolto che non esiste, come dimostrato anche dal ritorno in Aula di tutte le forze di opposizione (Cinque Stelle esclusi) in occasione del voto finale del 10 marzo. Molte cose sono accadute quelle notti, ma non si racconti di una maggioranza antidemocratica perché, come si può vedere, le cose non sono state sicuramente semplici.
Per gli approfondimenti si veda il dossier allegato ( clicca qui)
RESPONSABILITA’ CIVILE DEI MAGISTRATI
Ha fatto molto discutere nelle passate settimane la modifica della legge che disciplina la responsabilità civile dei magistrati, la cd. Legge Vassalli (che regola l’azione utile a far valere la responsabilità civile dello Stato per i danni causati dalla condotta illecita di un magistrato). La modifica in questione si è resa necessaria sostanzialmente per due motivi: la sua scarsa concreta applicazione e l’apertura di una procedura d’infrazione europea.
E’ opportuno chiarire che proprio la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, nell’evidenziare l’intento di assicurare ai cittadini un rimedio risarcitorio completo per i danni subiti anche dall’esercizio della giurisdizione, definisce come essenziale che sia lo Stato e non il singolo giudice a rispondere in modo diretto per eventuali violazioni del diritto dell’Unione europea commesse nell’esercizio della giurisdizione.
Il testo oggi in esame mira proprio a sanare l’infrazione sollevata nei confronti dell’Italia.
Gli elementi principali del testo approvato sono:
• il mantenimento dell’attuale principio della responsabilità indiretta del magistrato (l’azione risarcitoria rimane azionabile nei confronti dello Stato);
• la limitazione della clausola di salvaguardia che attualmente prevede che «non possono dare luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove». ;
• la ridefinizione delle fattispecie di colpa grave;
• l’eliminazione del filtro endoprocessuale di ammissibilità della domanda (viene eliminata cioè la norma che prevedeva che decisione sull’ammissibilità del risarcimento spettasse allo stesso Tribunale distrettuale);
• una più stringente disciplina della rivalsa dello Stato verso il magistrato.
Costituiscono elementi di novità :
1) L’estensione della risarcibilità del danno non patrimoniale anche al di fuori dei casi delle ipotesi di privazione della libertà personale per un atto compiuto dal magistrato.
2) La limitazione dell’applicazione della clausola di salvaguardia. Tale clausola attualmente prevede che «non possono dare luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove». Pur confermando che il magistrato non è chiamato a rispondere per l’attività di interpretazione della legge e di valutazione del fatto e delle prove, il nuovo testo esclude espressamente da tale ambito di irresponsabilità i casi di dolo, di colpa grave (come individuati dalle nuove disposizioni) e di violazione manifesta della legge e del diritto della UE.
Nel testo vengono specificamente precisati anche i presupposti di cui tenere conto. La disposizione infatti precisa che si tiene conto «in particolare»: del grado di chiarezza e precisione delle norme violate, e dell’inescusabilità e gravità della inosservanza. Per quanto concerne invece «il travisamento del fatto o delle prove» (lettera b) appare necessario chiarire come l’interpretazione costituzionalmente orientata della norma in esame imponga di considerare che l’unico «travisamento» rilevante ai fini della responsabilità civile del magistrato possa essere quello macroscopico, evidente, che non richiede alcun approfondimento di carattere interpretativo o valutativo (ragione per cui sono stati respinti gli emendamenti che qualificavano come “manifesto” il travisamento).
DECRETO ILVA
La Camera ha convertito in via definitiva lo scorso 3 marzo il decreto legge dedicato al complesso tema dell’ILVA di Taranto.
Il provvedimento è suddiviso in tre blocchi riguardanti:
1) l’impianto siderurgico: rafforzata la disciplina dell’amministrazione straordinaria e autorizzato il Commissario a richiedere il trasferimento e la disponibilità dei circa 1,2 mld di euro sequestrati alla famiglia Riva e al momento “fermi” in Svizzera; finanziate fino a 400 mln di euro le attività di risanamento ambientale e gli interventi finalizzati alla ripresa della produzione; prevista anche la prosecuzione dei contratti di solidarietà per altri 12 mesi, con il coinvolgimento di circa 4.000 persone.
2) il sostegno alle aziende dell’indotto produttivo: previste varie norme di natura fiscale e finanziaria per le imprese creditrici e per aiutare l’indotto del siderurgico tarantino (la sospensione dei termini dei versamenti di tributi erariali per le imprese di autotrasporto e le piccole imprese che vantino crediti nei confronti di Ilva; lo stop anche per le rate dei muti delle Pmi creditrici fino al 2017; lo stanziamento di 35 milioni di euro al Fondo di garanzia delle Pmi per sostenere la liquidità delle aziende collegate all’Ilva).
3) la riqualificazione alla città di Taranto e del territorio limitrofo: affidato al Commissario il compito di predisposizione di un programma di misure per bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell’area di Taranto, inteso a garantire la sicurezza delle persone e dell’ambiente. Disciplinati anche una serie di interventi destinati a riqualificare, e valorizzare la «città vecchia» di Taranto e l’Arsenale militare (possibile valorizzazione di immobili di proprietà pubblica meritevoli di salvaguardia e riqualificazione, realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria, in particolare di centri culturali e ambulatori polispecialistici, aree verdi attrezzate con strutture ludico ricreative). Si autorizza, inoltre, la Regione Puglia a effettuare interventi per il potenziamento della prevenzione e della cura nel settore della onco-ematologia pediatrica nella provincia di Taranto, nei limiti di spesa 500mila euro per l’anno 2015 e di 4,5 milioni per l’anno 2016.
IN PARLAMENTO
Rimaniamo tutti basiti di fronte alle tragiche immagini di quanto sta avvenendo in Iraq ad opera dell’ISIS contro la popolazione civile e contro l’insostituibile patrimonio storico ed archeologico di quelle zone. Poche settimane fa, insieme ad alcuni colleghi, ho avuto l’opportunità di incontrare il professor Daniele Morandi Bonacossi, capo della Missione Archeologica Italiana in Assiria, di recente rientrato dal Kurdistan iracheno. Grazie al suo racconto appassionato ho potuto conoscere la situazione degli oltre 500 siti archeologici su cui la Missione italiana sta lavorando, con il sostegno del Ministero degli Esteri e della cooperazione allo sviluppo. Il prezioso lavoro di formazione del personale locale. E, più in generale, il ruolo delle nostre missioni archeologiche nel mondo in cui mettiamo il campo le competenze e le eccellenze italiane nel lavoro di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. La situazione del Museo di Bagdad, delle Missioni in Siria e nel Sud dell’Iraq, e le altre oltre 200 missioni.
È stata anche l’occasione di conoscere meglio la situazione dei 21 campi profughi yazidi (in cui si trovano circa 800.000 persone) e della drammatica situazione delle ragazze liberate dopo i sequestri da parte dei fondamentalisti dell’IS.
Ci siamo lasciati con un impegno al termine del nostro incontro: come parlamentari, mettere in campo azioni concrete di sostegno di questo importantissimo aspetto dell’eccellenza italiana nel mondo (i cui esigui finanziamenti sono a carico del Ministero degli Esteri e non del Ministero dei Beni Culturali), e anche dell’idea dello sviluppo dei cosiddetti di caschi blu del patrimonio e del ruolo italiano nella tutela patrimonio in regioni di guerra, su cui stiamo concretamente conducendo un’azione di approfondimento e di coinvolgimento dei Ministeri coinvolti nella messa a disposizione delle professionalità che il nostro Paese ha a disposizione. (Leggi il testo)
Altrettanto sorprendenti sono state le immagini arrivate poche settimane da Roma, presa d’assedio dalla tifoseria olandese in occasione della partita contro la squadra del Feyenoord. Un assedio che ha comportato pesanti conseguenze nella gestione dell’ordine pubblico e un bilancio molto pesante in termini di danni. Danni che hanno riguardato tra gli altri uno dei monumenti simbolo della città, la fontana della Barcaccia, in Piazza di Spagna, da pochi mesi restaurata grazie alla sensibilità di un importante sponsor locale. Proprio per sensibilizzare il Ministero dei Beni Culturali sulle pesanti conseguenze sopportate dal patrimonio artistico della città in questa occasione, insieme ad alcuni colleghi ho presentato una specifica interrogazione rivolta al Ministro Franceschini per sollecitare una complessiva ricognizione dei danni subiti dai monumenti e l’avvio di eventuali azioni risarcitorie contro gli autori degli atti vandalici. (vedi testo).
DEL GENDER E ALTRI GENERI
Nel mese appena trascorso a livello nazionale come locale è tornato di grande attualità il dibattito contro la presunta ideologia gender che si sta diffondendo nelle scuole per volontà del Ministero dell’Istruzione in attuazione del disegno di legge Scalfarotto approvato dalla Camera nell’ottobre 2013 ed in corso di esame al Senato, contro cui si è scatenata nelle ultime settimane una vera e propria crociata, con tanto di raccolta di firme.
Utilizzo allora questo spazio per fare un po’ di chiarezza sul testo di legge e su cosa sta realmente accadendo nelle scuole. Il testo di legge approvato da una larga maggioranza trasversale alla Camera dei Deputati per iniziativa dell’on. Scalfarotto contiene al suo interno specifiche disposizioni di contrasto all’omofobia e alla transfobia. Non possiamo sottovalutare, come cittadini in primo luogo e come rappresentanti delle istituzioni, i numerosi atti di violenza, fisica e verbale, compiuti contro gli altri individui solo perché percepiti come diversi o per il loro orientamento sessuale.
Da questa diffusa sensibilità è nato un testo di legge che ha inteso novellare la Legge n. 654 del 1975- di ratifica ed esecuzione della Convenzione di New York del 1966- che sanziona le condotte di apologia, istigazione e associazione finalizzate alla discriminazione e la c.d. ‘Legge Mancino’ (Decreto Legge n. 122 del 1993 convertito dalla Legge n. 205 del 19932), che riformulando nei termini sopra riportati l’articolo 3 della Legge n. 654 del 1975 – ha provveduto ad inasprire le pene per i delitti previsti dalla stessa legge e ha introdotto (articolo 1) sanzioni accessorie in caso di condanna. Normative, dunque, che attualmente costituiscono i riferimenti essenziali nella legislazione italiana di contrasto alle discriminazioni su cui il testo Scalfarotto è intervenuto novellando l’articolo 3 della Legge n. 654 del 1975, inserendo tra le condotte di istigazione, violenza e associazione finalizzata alla discriminazione anche quelle fondate sull’omofobia o sulla transfobia. In questo senso il provvedimento intende punire chi «istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi» fondati sull’omofobia o transfobia; chi “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi” fondati sull’omofobia o trans fobia; chiunque partecipa – o presta assistenza – ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia. Tali formazioni sono espressamente vietate dalla legge.
Con una disposizione inserita durante il dibattito alla Camera (ed oggetto di contrastanti interpretazioni) il testo prevede, inoltre, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni’. In questo senso non si intende, quindi, perseguire la libertà di espressione, per quanto opinabile nei contenuti, qualora questa non istighi all’odio o alla violenza.
Il testo di legge approvato alla Camera, dunque, contrariamente alle falsificanti opinioni diffuse in queste settimane a livello nazionale non intende in alcun modo favorire l’insegnamento della cultura gender nelle scuole, ma semplicemente intervenire su azioni che contrastano espressamente con i principi sanciti dalla nostra Costituzione. Siamo tutti fortemente consapevoli della necessità di intervenire non soltanto dal punto di vista sanzionatorio su fenomeni di questo tipo ( le sanzioni vengono infatti comminate quando il fatto si è già compiuto, purtroppo) ma con azioni di prevenzione ed educazione a cominciare dal percorso scolastico. E non insegnando che un genere è superiore all’altro o altri principi opinabili, ma semplicemente a vivere in modo sereno e consapevole la propria affettività, provando a proteggere le generazioni più giovani ( e spesso più indifese) da episodi discriminatori e di bullismo violento che si manifestano nelle scuole. Un’operazione in cui tutti dovrebbero, a mio avviso, senza paura sentirsi coinvolti con rispetto reciproco, senza cercare provocazioni ma nell’ascolto delle rispettive ragioni.
Proprio per questo, anche in risposta all’ennesimo episodio di aggressione omofobica che solo pochi giorni fa ha coinvolto il Presidente dell’Arcigay di Taranto, vittima della violenza di alcuni adolescenti, voglio condividere con voi il bel discorso fatto dal giovane sceneggiatore Graham Moore nel ricevere il premio Oscar per la sceneggiatura del bel film ” The Imitation Game” (andatevi a leggere la storia del protagonista Alan Touring con l’occasione o guardate il bel film a lui dedicato).
“Quando avevo 16 anni ho cercato di uccidermi perché mi sentivo strano, mi sentivo diverso, mi sentivo di non appartenere a questo mondo. E oggi sono qui. Vorrei dedicare questo momento a tutti quei ragazzi che si sentono strani, differenti e non si sentono buoni a nulla. Ce la farete. Siate diversi. Siate strani. E poi, quando sarà il vostro turno qui, su questo palco, per favore lasciate questo messaggio a chi verrà dopo di voi”.
https://www.youtube.com/watch?v=vGF8bzeRwcw&sns=fb
Perché ognuno, nel nostro Paese, possa essere libero di essere se stesso.