Newsletter n°19 del 26 Maggio 2015

EDITORIALE

“Ho imparato a sognare”. Recitava una bella canzone dei Negrita, concludendo che “perché ormai che ho imparato a sognare non smetterò”. Mi viene in mente questa canzone mentre penso alle mie cronache da un Paese che invece ha smesso di sognare. E ha smesso perché ha ceduto al disincanto del non cambierà mai nulla, del siamo fatti così, del ripiegamento su stessi.
Nessuno vuole negare che l’Italia sia un paese in difficoltà, provato dalla recessione e dalla disoccupazione. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Quello che preoccupa è che l’Italia ha smesso di credere in se’ stessa e nella possibilità di cambiare. Come se la recessione sia prima ancora sentimentale ( mi si passi il termine) che economica.
Come se gli italiani siano ormai irrimediabilmente convinti del racconto di loro stessi che viene costantemente rimbalzato dalle cronache.

Ne ho avuto una conferma in questi giorni in cui il Parlamento si è occupato del disegno di legge scuola (a cui ho deciso di dedicare gran parte di questa newslette). Si parla di autonomia dirigenziale, di responsabilità nelle scelte, di condivisione di obiettivi e risorse con i cittadini anche tramite atti di liberalità fatti dai privati. E si dice : “ma si, questo andrebbe bene ovunque, in Svezia, in Gran Bretagna, ma, vuoi mettere, siamo in Italia, qui c’è il clientelismo, la corruzione, il nepotismo. Vuoi mettere al sud cosa succederà ? E Poi i privati : ecco i ricchi finanzieranno le loro scuole e basta ” . Il solito consueto modo di pensare. Il racconto abituale di un Paese rassegnato ad essere così. Come se dovesse essere sempre così , se gli italiani non siano capaci di cambiare il proprio destino, di invertire la rotta.
Solo perché la corruzione c’è spesso stata non è detto che debba esserci sempre. Solo perché il clientelismo ha spesso orientato le scelte della classe dirigente non è detto che la situazione non debba cambiare. Chi ha detto che una persona benestante e anche con un reddito medio ( perché ditemi perché un semplice impiegato non può scegliere di fare una donazione ad una scuola o di destinargli il proprio cinque per mille) non possa dare il proprio sostegno civico ad un istituto scolastico, qualunque esso sia, non necessariamente il proprio.
Qualcosa è pubblico non solo perché è gestito dal potere pubblico ma anche perché ha una finalità pubblica . E pubblico fa il paio nella sua etimologia con populus, ovvero che appartiene a tutto il popolo, comune a tutti, sentito da tutti. Una cosa e’ pubblica perché è sentita da tutti. Perché tutti avvertono la necessità di farsene carico. Questo sono la scuola i servizi sociali, la cultura. E allora perché un privato cittadino ( a fianco dello Stato, non in sua sostituzione) non dovrebbe farsi carico di qualcosa che attiene la sua comunità?
“Forse sono un sognatore, ma non sono l’unico” avrebbe detto John Lennon. Ecco.
Sognare o meglio Imparare di nuovo a sognare. Ad investire sul nostro futuro, a provare a pensare che le cose possono cambiare. Se è emerso un pensiero riformista e progressista nei secoli passati e’ nato basandosi sulla convinzione che le cose potessero e dovessero cambiare perché non andavano bene così come erano. Se nel Novecento si è lottato per i diritti lo si è fatto perché si era convinti che si potesse, oltre che dovesse, cambiare. Che il cambiamento non era solo necessario, ma anche possibile.

Se ha senso un pensiero riformista oggi ha senso perché si pensa che le cose così come sono non vanno. Ma ha senso ancor più se a questa pars destruens accompagna una pars costruens. Se si inizia a pensare che non basta dire che le cose non vanno per avere un senso ed un progetto, bisogna credere ed impegnarsi perché cambino. E deve fare così in questo paese a cominciare da quei settori sensibili della corruzione, del Mezzogiorno . E – per tornare al tema originario della scuola- deve poter dire di fronte al potere decisionale del Dirigente scolastico che ci si deve impegnare perché il sistema funzioni, perché le scelte vengano fatte in base ai criteri chiari e semplici definiti dalla legge e dal Piano dell’offerta formativa. Perché la qualità dei dirigenti scolastici migliori e la si renda migliore. Perché non si cada nel clientelismo e nel nepotismo. Perché si può e si deve fare diversamente. Perché non è detto che nel Mezzogiorno debba sempre e soltanto andare così . E per fare questo la politica deve cambiare, perché spesso non è stata un esempio virtuoso, ma insieme devono cambiare anche i cittadini perché il clientelismo ed il nepotismo si fondano su due pilastri non su uno soltanto. Perché se non si torna a pensare che le cose possono cambiare in base ad un nuovo patto civico, ad un nuovo contratto sociale tra i cittadini, nessun Governante sarà capace in questo Paese di cambiare realmente le cose. Nessun mago di Oz può aiutare l’Italia a ritrovare la via di casa con cuore, coraggio e cervello. La risposta è dentro di noi e- speriamo- non sia quella sbagliata.

SCUOLA:

la sfida riformista per migliorarla. Più risorse, più qualità, più autonomia, più responsabilità. Il provvedimento sulla scuola rappresenta una svolta perché riporta risorse dopo molti anni su quello che per noi è il settore chiave della ripartenza del Paese. Il nostro lavoro di queste settimane in Commissione e in Aula si è concentrato su miglioramenti importanti rispetto all’equità, alla collegialità, al pluralismo, alla lotta i diplomifici.
Il punto di partenza, dopo anni di tagli penalizzanti, sono i 4 miliardi di investimento l’anno a favore della scuola.
Con l’assunzione di 100.701 precari nelle scuole, a partire dal prossimo anno scolastico, vengono stabilizzati oltre 50 mila insegnanti oggi precari, cui si aggiungono altri 50 mila insegnanti in più rispetto all’attuale organico di fatto (in media 5 insegnanti in più in ogni istituto) che costituiscono il nuovo organico dell’autonomia, ed altri 60.000 sul triennio per un totale di oltre 160.000. Successivamente i concorsi triennali permetteranno altre migliaia di immissioni in ruolo per coprire il turn over. Finalmente le scuole avranno un organico funzionale stabile. Condivido con voi le considerazioni di Marco Lodoli che, spiega, in modo efficace il senso e lo spirito di questo complesso provvedimento ( vedi testo).

LE RISORSE

126 milioni per il funzionamento
100 milioni a favore dell’alternanza scuola-lavoro
200 milioni per premiare il merito dei docenti
40 milioni investiti per la formazione in servizio
400 milioni per il finanziamento della carta dei docenti
Il nostro lavoro in Commissione.
All’interno del gruppo Pd in Commissione cultura abbiamo svolto un lavoro costruttivo diretto a migliorare il testo del provvedimento, valorizzando i tre poli fondamentali della riforma: studenti / dirigente scolastico / docenti.

A) GLI STUDENTI

vogliamo poter offrire loro una scuola autonoma ed aperta al territorio, innalzando i livelli di istruzione e le loro competenze, contrastando le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, prevenendo l’abbandono e la dispersione scolastica.

IN COMMISSIONE, GRAZIE AL NOSTRO LAVORO EMENDATIVO, SONO STATI PERFEZIONATI QUESTI ASPETTI.

CURRICULUM DELLO STUDENTE. in sede di esame di maturità, la commissione d’esame terrà conto del curriculum del singolo studente che ne riassume la storia, ricomprendendo risultati scolastici, esperienze di volontariato e relative al l’alternanza scuola- lavoro. Per valorizzare il merito e le qualità del singolo studente.

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO. Nella stesura iniziale del provvedimento tale strumento poteva essere avviato a 15 anni, introducendo così un apprendistato che anticipava i limiti previsti dalla legge. In Commissione abbiamo riportato l’alternanza all’ultimo biennio della scuola secondaria di secondo grado ( per 400 ore negli indirizzi tecnico-professionali e 200 nei licei). Esperienze di alternanza scuola- lavoro potranno essere svolte all’estero e anche presso musei ed istituti pubblici e privati operanti nel settore del patrimonio e delle attività culturali, artistiche e musicali.

DIRITTO ALLO STUDIO. Abbiamo riformulato la delega in materia, recependo le proposte degli studenti, definendo i livelli essenziali delle prestazioni al fine di assicurare effettività del servizio su tutto il territorio nazionale.

B) IL DIRIGENTE SCOLASTICO

Già attualmente il dirigente scolastico è responsabile dell’andamento della scuola, della gestione del personale, delle relazioni sindacali, della sicurezza.
Il ddl va nell’ottica di quanto già è in essere, fornendo gli strumenti per renderlo più efficace all’interno della scuola dell’autonomia.
Chiariamo alcuni aspetti preliminari.
Il DS non assume e non licenzia nessuno: è quindi errato parlare di chiamata diretta. I docenti vengono selezionati per concorso pubblico. L’assunzione rimane prerogativa degli uffici scolastici regionali che assegnano i docenti immessi in ruolo ad ambiti territoriali di dimensioni inferiori alla provincia. Potrà però proporre a questi docenti, già assunti, di andare nella scuola che dirige, scegliendoli sulla base dei piani dell’offerta formativa della scuola e del curriculum del docente. Anche il docente può proporsi alle scuole, e se riceve più richieste sceglie quella che preferisce.
Si vuole così superare le rigidità attuali, permettendo l’incontro delle esigenze della scuola con quelle dei docenti. Un esempio: se in una scuola ci sono molti alunni stranieri, e nell’albo è presente un insegnante con competenze di insegnamento dell’italiano come lingua seconda, perché non proporgli, o consentirgli dì proporsi, in quella sede?
La didattica rimane prerogativa dei docenti e degli organi collegiali. Nessun DS può e potrà attivare un Piano dell’offerta formativa annuale, dunque neanche triennale, senza analisi dei bisogni formativi dei ragazzi, senza condivisione di obiettivi di mezzi e metodi per realizzarli, senza forme stabili di collaborazione tra scuole, enti territoriali, strutture produttive e non di un territorio, senza un patto formativo con le famiglie
NESSUNO SCERIFFO. MA UN DIRETTORE D’ORCHESTRA

IN COMMISSIONE, GRAZIE AL NOSTRO LAVORO EMENDATIVO, SONO STATE PERFEZIONATE LE SEGUENTI CRITICITÀ:FORMULAZIONE DEL PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA.

Rispetto alla stesura originaria del testo, il dirigente scolastico non deciderà più da solo il Piano dell’offerta formativa triennale, ma si limita a formularne gli indirizzi, elaborati poi dal Collegio dei docenti ed approvati dal Consiglio di istituto ( dove siedono insieme studenti, famiglie, docenti e personale ATA). Si tratta pertanto di una scelta collegiale e non solitaria.

CONTROLLI. Sarà sottoposto al controllo di ispettori che verificheranno la coerenza del suo operato con l’incarico triennale e con il profilo professionale. A questo scopo viene incrementato il numero degli ispettori.

VALUTAZIONE DEI DOCENTI. Il dirigente non valuterà da solo il merito dei docenti, come nella stesura originaria del testo, ma dovra’ seguire ed applicare i criteri definiti dal specifico Comitato di valutazione, individuato dal Consiglio di istituto, e costituito da rappresentanti dei docenti e dei genitori e studenti. Criteri che, calibrati sul singolo istituto, intendono valorizzare il merito e le qualità dei docenti.

C) DOCENTI

Sono protagonisti ed attori centrali della scuola dell’autonomia. Il ddl interviene per sanare una situazione patologica frutto di anni di tagli ed interventi legislativi sbagliati e incoerenti, attuando quel piano di progressivo assorbimento del precariato esistente programmato dal Governo Prodi e non attuato dai governi di centro-destra che hanno bloccato le possibilità assunzionali, tagliando più di 80.000 posti di insegnamento, creando, con i differenti percorsi abilitanti, un’ulteriore sovrapposizione di precari di diverse tipologie, ognuno con le sue legittime rivendicazioni.

Proprio per sanare questa situazione, il ddl prevede l’assunzione di 100.701 precari, in primo luogo quelli inseriti nelle GAE, che hanno giuridicamente il diritto all’assunzione, ed i vincitori dell’ultimo concorso. Per gli altri è previsto il superamento di un concorso, perché l’abilitazione che hanno ottenuto, con indubbi sacrifici personali, dà diritto alla partecipazione ai concorsi ma non all’assunzione. In tal senso, si indirà un concorso nel 2016 per 60.000 posti (20.000 in più rispetto a quanto previsto nel documento di proposta di settembre) che verrà bandito regolarmente ogni 3 anni.
Nelle scuole il prossimo anno lavoreranno 50.000 insegnanti in più rispetto all’attuale organico di fatto (circa 5 insegnanti in più per istituto) e soprattutto le scuole finalmente avranno un organico funzionale stabile.
Inoltre, le Graduatorie d’Istituto non verranno chiuse ma continueranno ad essere utilizzate per coprire le classi di concorso esaurite nelle Graduatorie a Esaurimento con contratto annuale e comunque per le supplenze che superano i 10 giorni.

Per quanto riguarda i 23 mila insegnanti della scuola dell’infanzia esclusi in questa prima fase dal piano assunzionale, si conferma l’assunzione per il prossimo, quando sarà attivato il progetto 0-6 in sinergia con gli enti locali.
Finora ad ogni scuola viene assegnato un “organico” che serve per coprire le ore di lezione. Con le nuove norme, invece, alle scuole saranno dati dei docenti in più, quindi più risorse umane, stabili per tre anni, in modo da assicurare continuità alla didattica ed al piano dell’offerta formativa nel suo complesso.
In sintesi il governo mette risorse, per assunzioni nell’anno scolastico 2016/2016, di 50.000 posti vacanti + 50.000 posti nuovi.
Inoltre, gli insegnanti vedranno garantiti gli scatti di anzianità e vengono investiti ulteriori 200 milioni per premiare il merito. A questo si devono aggiungere i 40 milioni per la formazione in servizio degli insegnanti a cui si aggiunge l’investimento per la card del docente che contiene 500 euro l’anno per consumi culturali (libri, mostre, cinema, teatro, tecnologie).

IN COMMISSIONE, GRAZIE AL NOSTRO LAVORO EMENDATIVO, SONO STATE PERFEZIONATE LE SEGUENTI CRITICITÀ

PRECARI . La prima versione del ddl prevedeva che, per recepire quanto previsto dalla sentenza della Corte di Giustizia europea, i contratti di lavoro a tempo determinato nella scuola su posti vacanti e disponibili (solo su queste categorie di posti) non potessero superare complessivamente i 36 mesi, anche non continuativi. Questo significava che i precari delle Graduatorie di istituto in possesso di quel requisito, non avrebbero più potuto insegnare da settembre 2015. Abbiamo introdotto la NON RETROATTIVITÀ della misura che varrà per i contratti stipulati a decorrere dalla entrata in vigore del ddl, consentendo così a coloro che non sono inclusi nel piano assunzionale straordinario del settembre 2015 di continuare a lavorare ancora su posti vacanti e disponibili, in attesa del concorso.

CONCORSO ED IDONEI. Entro il 1 ottobre 2015 verrà bandito un concorso specifico, per titoli ed esami, aperto ai soli abilitati all’insegnamento, che tiene conto del fabbisogno espresso dalle istituzioni scolastiche nei piani triennali dell’offerta formativa. Sarà riconosciuto specifico punteggio al titolo di abilitazione ed al servizio prestato a tempo determinato per almeno 180 giorni continuativi. Gli idonei del concorso 2012 saranno assunti a tempo indeterminato dal primo settembre 2016, nei limiti dei posti vacanti e disponibili.

VALORIZZAZIONE DOCENTI. potranno candidarsi nelle singole scuole dell’ambito territoriale e dovranno ricevere accettazione o diniego da parte del Dirigente scolastico in base al POF della scuola e della coerenza o meno del suo CV. Sara’ il docente ad accettare o meno la proposta di incarico del dirigente e a poter scegliere qualora gli pervenissero più richieste.

FORMAZIONE INIZIALE. Riformulata la delega relativa alla formazione e all’accesso in ruolo dei docenti. In base alle nuove disposizioni, al termine della laurea magistrale si potrà accedere ad una selezione, superata la quale, si entrera’ progressivamente in ruolo con un apprendistato della durata di 3 anni con una crescente responsabilizzazione. L’aspirante insegnante che superera’ la selezione, dopo una laurea magistrale, non dovrà più pagare per frequentare un percorso aggiuntivo, ma sarà, al contrario, retribuito fin da subito, mentre progressivamente potrà specializzarsi ed assumere responsabilità di gestione della classe, fino al definitivo ingresso in ruolo.

E INFINE

Il lavoro emendativo da noi condotto ha inoltre previsto interventi specifici in materia di:

– EDILIZIA SCOLASTICA. oltre alle previsioni già contenute nel provvedimento, si è prevista l’indizione, da parte del MIUR, di un bando per l’elaborazione di proposte progettuali per realizzare edifici scolastici innovativi. Almeno una scuola per regione verrà realizzata con criteri innovativi e tecnologicamente avanzati .

– SCUOLE PARITARIE. previsto un piano straordinario di verifica della permanenza dei requisiti delle scuole paritarie per il riconoscimento della parità scolastica, con particolare attenzione alle scuole secondarie di secondo grado ( norma anti diplomifici). Se esiste un sistema nazionale occorre durezza nella verifica di chi può accedere a questo sistema.

– 5 PER MILLE. l’idea interessante di coinvolgere direttamente i cittadini a sostegno della propria scuola deve però, per funzionare bene e non aumentare disparità e disuguaglianze, essere interamente coperto con risorse aggiuntive, non entrare in concorrenza con il 5 per mille a sostegno del sociale e del no profit, e vanno verificate bene forme di perequazione tra scuola e scuola. Per questo il punto è stato stralciato.

La Commissione cultura, di cui faccio parte, ha lavorato per quasi due mesi su questo provvedimento, che ha subito nel passaggio parlamentare significative e reali modifiche, valorizzando pienamente il ruolo del Parlamento e delle Commissioni.
È’ un provvedimento che ha visto un lungo e concreto lavoro di confronto con il Presidente del Consiglio ( lo so perché l’ho visto con i miei occhi e vi ho preso parte) e a cui hanno preso parte in prima persona colleghe di commissione che vengono dal mondo della scuola ( insegnanti, dirigenti scolastiche, abilitate Tfa). Penso sia giusto far conoscere questo, nonostante le polemiche e le discussioni avvenute in questi giorni.

In aula sono stati inoltre accolti due ordini del giorno proposti insieme a numerosi colleghi di Commissione e non (Cesare Damiano, Enzo Amendola, Micaela Campana, Maria Chiara Carrozza, Dario Ginefra, Annamaria Carloni, Rosa Calipari, Matteo Mauri, Luciano Agostini) che sollecitano alcuni correttivi alla riforma, provando ad aumentare la collegialità ed il pluralismo nel meccanismo di selezione degli insegnanti, con la previsione di una commissione da affiancare ai dirigenti scolastici, prevedendo dei meccanismi per tutelare i precari che hanno a lungo insegnato nella scuola in questi anni e che dovranno prendere parte ai concorsi (evitando così di creare possibili “esodati”).
A dimostrazione che il e’ lavoro sul provvedimento e non contro o pro qualcuno o qualcosa a produrre risultati (come lo stralcio della previsione sul 5 per mille dal provvedimento, da noi promosso, dimostra).

ANTICORRUZIONE

Lo scorso 21 maggio la Camera ha approvato in via definitiva ( con il voto contrario di Forza Italia e Movimento Cinque stelle) il disegno di legge- presentato al Senato dal Presidente Grasso- anticorruzione, che reintroduce pienamente il reato di falso in bilancio ed inasprisce le pene per i reati di corruzione, concussione e peculato. Qui di seguito il dossier informativo ( vedi testo).

31 MAGGIO

Una data importante e da segnare nel calendario. Perché ci attende un appuntamento elettorale doppiamente importante: per la nostra regione e per la nostra città.
Anni non semplici attendono i nostri territori. Anni di riforme e trasformazioni profonde, rispetto alle quali ritengo che non possiamo permetterci scelte sbagliate o improvvisazioni. Il Partito Democratico ha dato in questi anni prova di buona e capace amministrazione, di visione e prospettiva. La stessa che si impone oggi e per i prossimi cinque anni per provare ad unire rinnovamento ed esperienza, futuro e passato insieme.
Una scelta ed una scommessa che porta i nomi di Luca Ceriscioli in Regione e Romano Carancini in città. Entrambi forti di una significativa ed inequivocabile investitura popolare attraverso le primarie, entrambi chiamati a guidare il cambiamento con autonomia e responsabilità.

Tanta è la delusione che si avverte intorno alla politica, tante sono le polemiche che la accompagnano, forte è la tentazione da parte di molti di non andare a votare. L’astensione è il segno evidente di un malessere forte, della rottura di un rapporto di fiducia tra cittadini e classe politica. A questa mi sento di rispondere riportando l’esempio di due amministratori locali ( uno lo è stato, l’altro si candida a riconfermarsi) – Luca e Romano- che in questi anni hanno messo all’opera passione, impegno, capacità di guidare e credere nelle loro comunità locali. Capacità di sognare- ricollegandomi alla canzone che citavo nel mio editoriale.
Il racconto del loro impegno, della loro capacità di ascoltare i bisogni dei cittadini, di stare vicini alla gente comune è la risposta che voglio poter dare a chi dice che ” sono tutti uguali”. No, non sono tutti uguali e proprio per questo è importante andare a votare il 31 maggio e votare PD. Perché il cambiamento, per affermarsi, ha bisogno di investire nel futuro con coerenza, impegno e credibilità.