Nelle scorse ore avrei iniziato questo editoriale con le immagini e le parole pronunciate a Ventotene nel corso del vertice trilaterale tra Italia, Germania e Francia. Una speranza per l’Europa, un luogo ed un gesto simbolico da non sottovalutare che necessita però di impegni precisi e concreti senza i quali il futuro dell’Unione Europea rischia di essere drammaticamente segnato.Ma anche questa volta le ultime 24 ore hanno cambiato nuovamente il contenuto di questa rubrica. Impossibile ignorare quanto accaduto poche notti fa a pochi km dalla mia città. Lo abbiamo vissuto in prima persona, svegliati nel cuore della notte, preoccupati per le persone care e impegnati a rassicurare chi era lontano. Il boato notturno, la casa che inizia a tremare e a cigolare. Le gambe che tremano ed il battito del cuore che si impenna. La paura, lo sgomento,il senso di impotenza nel luogo dove ci rifugiamo e ci sentiamo protetti: la nostra casa. Ancora una volta, come nel 1997, come nel 2009 all’Aquila. Molti centri della nostra provincia hanno subito danni, ci sono persone sfollate, case inagibili. Interi Comuni tra le Marche ed il Lazio sono annientati.
Tanti bambini tra le vittime ed ancora una volta la Protezione civile, i volontari si sono attivati immediatamente e da tutte le regioni italiane stanno partendo mezzi e uomini per aiutare le zone più colpite da questo nuovo drammatico evento . Accanto a loro i Sindaci dei nostri che stanno assistendo, senza sosta, i tanti cittadini colpiti da vicino dalle conseguenze del sisma.
Non ci sono parole efficaci e non retoriche per rispondere a questo dramma. Ci sono però azioni solidali che possiamo mettere in campo, ancora più necessarie nei giorni che seguiranno all’emergenza di queste ore, quando si dovrà riportare a normalità la situazione. Possiamo contribuire con donazioni a sostegno delle popolazioni colpite. I parlamentari del Pd (deputati, senatori ed europarlamentari) hanno avviato una raccolta fondi da destinare ad interventi nelle zone colpite dal sisma.
La Protezione civile, le stesse Regioni hanno attivato conti correnti specifici a cui destinare risorse. Anche il Partito democratico ha aperto un conto corrente a cui poter destinare donazioni per le zone terremotate. Vi segnalo le sue coordinate bancarie, ci sarà un gran bisogno dell’aiuto di ognuno di noi nelle prossime settimane.
Contrasto alla povertà
La Camera dei deputati ha approvato, in prima lettura, la delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali. Si tratta di un provvedimento collegato alla legge di stabilità 2016 che avvia un intervento strutturale di contrasto alla povertà, con risorse la cui entità non è mai stata stanziata a tale scopo: è la prima volta nel nostro Paese che in un piano di lotta alla povertà c’è un capitolo di spesa permanente nel bilancio dello Stato che prevede, intanto, un miliardo di euro ogni anno. La delega prevede la creazione di un reddito di inclusione di contrasto alla povertà assoluta, una misura basata sia su trattamenti economici, sia sull’azione della rete dei servizi sociali. Non una visione economicista, quindi, né tanto meno assistenzialistica, ma un approccio che ha come obiettivo la dignità delle persone. Si tratta della prima forma strutturale di reddito di inclusione per la popolazione in età lavorativa che non abbia mezzi per condurre un livello di vita dignitoso, non sperimentale o limitata a qualche zona, di carattere universale ed, ovviamente, sottoposta alla prova dei mezzi. Per il futuro, il Fondo sarà alimentato, oltre che dal riordino delle prestazioni già destinate al contrasto alla povertà, anche con successivi provvedimenti legislativi, cioè con risorse il cui reperimento dovrà essere assicurato da provvedimenti ulteriori che dovranno consentire di raggiungere, progressivamente, le persone in condizione di povertà assoluta.
Come ricordato, il testo della delega prende spunto dalle disposizioni della legge di stabilità 2016 che hanno delineato una serie di interventi organici non a carattere temporaneo, contro la povertà e l’esclusione sociale, lasciandone la definizione più puntuale al disegno di legge delega esaminato dalla Camera, tra i quali il Piano nazionale triennale per la lotta alla povertà e all’esclusione (diretto in modo progressivo a garantire il raggiungimento di livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale per il contrasto alla povertà) , il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, l’avvio di una misura nazionale di contrasto alla povertà, intesa come rafforzamento, estensione e consolidamento della Carta acquisti sperimentale – SIA, lo stanziamento di risorse certe per la Lotta alla povertà e loro quantificazione per il 2016 e gli anni successivi (380 milioni per il 2016, ai quali si aggiungono i 220 milioni della messa a regime dell’ASDI2 , destinata ai disoccupati poveri che perdono diritto all’indennità di disoccupazione ai quali si aggiungono i fondi europei e, a decorrere dal 2017, 1 miliardo all’anno). A decorrere dal 2016, confluiscono nel Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale le ulteriori risorse stanziate per gli ammortizzatori sociali (di cui all’art. 19, co. 1, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185), nella misura di 30 milioni di euro per il 2017 e di 54 milioni di euro annui a decorrere dal 2018.
Fissati gli obiettivi quadro, la delega introduce una misura unica nazionale di contrasto alla povertà, intesa come l’impossibilità di disporre dell’insieme dei beni e dei servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso, e dell’esclusione sociale, individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente su tutto il territorio nazionale. Tale misura, denominata reddito di inclusione, sarà composta da due elementi: un sostegno economico e una componente di servizi alla persona. Ha carattere universale ed è condizionata alla prova dei mezzi (ISEE, tenendo conto dell’effettivo reddito disponibile e di indicatori della capacità di spesa), nonché all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. Prevista anche in altri Paesi europei, il reddito di inclusione è una misura che richiede, da parte del nucleo familiare che riceve il sostegno finanziario, un impegno, che può essere quello semplicemente di mandare i figli a scuola, se non è possibile trovare un posto di lavoro, ma che comunque richiede anche un impegno a cercare il posto del lavoro.
L’obiettivo della delega è quello di introdurre una misura in grado di sostenere tutti i soggetti in situazione di povertà assoluta ma, in prima istanza, i beneficiari saranno, prioritariamente, i nuclei familiari con figli minori o in condizione di disabilità grave o in cui siano presenti donne in stato di gravidanza e i soggetti disoccupati con più di 55 anni. I decreti attuativi dovranno, inoltre, prevedere un requisito di durata minima della residenza sul territorio nazionale nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione europea. Nella definizione del beneficio si terrà conto della condizione economica del nucleo familiare e della sua relazione con una soglia di riferimento per l’individuazione della condizione di povertà.
I progetti personalizzati di attivazione e di inclusione sociale dovranno essere predisposti da una équipe multidisciplinare, in collaborazione con le amministrazioni competenti sul territorio in materia di servizi per l’impiego, la formazione, le politiche abitative, la tutela della salute e l’istruzione, secondo principi generalizzati di presa in carico dei beneficiari della misura. L’azione delle Regioni e degli Enti locali che svolgeranno un ruolo centrale nell’attuazione della misura, verrà sostenuta attraverso il rafforzamento del sistema dei servizi sociali, grazie all’utilizzo di risorse provenienti dai fondi europei, e della gestione associata, chiarendo il quadro normativo che oggi non permette a Regioni e Comuni scelte più funzionali ed efficienti. Il beneficio potrà essere rinnovato, subordinatamente alla verifica del persistere dei requisiti, ai fini del completamento o della ridefinizione del percorso previsto dal progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale.
Il provvedimento prevede anche il riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto della povertà, il rafforzamento delle forme di gestione associate ai servizi sociali e l’istituzione di un coordinamento per garantire su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni. In concreto, una prima concreta messa in atto del Reddito minimo a favore di persone in condizione di bisogno, sul modello di quanto avviene in altri Stati europei, realizzato anche attraverso una stabilizzazione delle misure già adottate in questi anni. In concreto una delle misure finanziarie più alte stanziate da un governo per integrare i redditi delle famiglie più povere.
Decreto Enti Locali
Prima dell’interruzione estiva è stato approvato in via definitiva il testo del decreto legge Enti Locali, provvedimento contenente molteplici misure relative agli Enti locali. Ampiamente modificato alla Camera rispetto al testo originario, il provvedimento contiene alcune misure importanti, dirette a riaffermare una nuova, importante alleanza tra lo Stato e gli Enti Locali.
ECCO ALCUNE DELLE PRINCIPALI MISURE APPROVATE:
• Finanziamenti per la viabilità e i trasporti locali e regionali.
• Maggiori possibilità di assunzioni per i comuni con lo sblocco del turn-over.
• Piano straordinario di assunzioni per scuole d’infanzia e asili nido.
• Sostegno ai comuni per affrontare l’accoglienza dei minori non accompagnati.
• Stanziamento di 10 milioni per le famiglie delle vittime del disastro ferroviario in Puglia.
• Assunzioni straordinarie per i vigili del fuoco, più 400 unità.
• Finalmente stanziati i risarcimenti per i malati di Talidomide.
• Ridotte le sanzioni per chi non ha rispettato il Patto di Stabilità 2015.
• Stop alla tassazione addizionale sui diritti di imbarco aeroportuali per il 2016. Lavoriamo per rendere tale misura permanente.
• Spiagge, proroga al 2020 delle concessioni per garantire la continuità delle attività turistiche e degli investimenti.
• Semplificazione delle procedure burocratiche in materia sanitaria, ambientale e agricola.
• Stanziamento di 136 milioni nel triennio 2016-2018 per i comuni che estinguono anticipatamente i mutui CDP.
• 80 milioni in quattro anni ai comuni che siano stati colpiti da sentenze esecutive (il cui onere sia superiore alla metà del proprio bilancio) relative a tragedie quali crolli di scuole, ecc…per evitare oltre al danno (il dissesto del comune), la beffa (il fatto che i familiari delle vittime non ricevano il giusto risarcimento)
• Aiuto ai comuni in procedura di pre-dissesto, per evitare che vadano in dissesto.
• Azzeramento del taglio per le città metropolitane, che hanno quindi le stesse identiche risorse dello scorso anno.
• Aiuto ai comuni terremotati di Abruzzo, Emilia e Toscana.
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Spigolature costituzionali
Prosegue anche in questo numero la rubrica inaugurata nello scorso numero della newsletter, questo mese dedicata ai temi del referendum e delle proposte di legge di iniziativa popolare, istituti di democrazia diretta già oggi presenti nella Costituzione, su cui la riforma è intervenuta con alcune interessanti innovazioni, ampliandone la portata e irrobustendone l’efficacia.
Al pari del testo vigente, la riforma prevede che sia indetto un referendum popolare per abrogare una legge quando lo richiedano 500.000 elettori o 5 consigli regionali; la proposta è approvata se partecipa il 50% + 1 degli elettori e se la maggioranza di questi vota Sì.
La riforma introduce però una possibilità in più: se le firme raccolte arrivano a 800.000 allora il quorum è abbassato alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni politiche. In questo caso dunque il quorum risulta drasticamente ridotto e più facilmente raggiungibile, “depurato” da quella percentuale di astensione che sempre si registra a prescindere dall’oggetto del contendere. È una questione di cui si dibatteva da decenni e che ora trova una ragionevole soluzione.
La seconda novità introdotta dalla riforma è quella dei referendum propositivi e d’indirizzo. Oggi la Costituzione ammette solo quelli abrogativi, fatti cioè per cancellare una legge, non per proporla o per esprimere un orientamento generale. Se la riforma passerà i cittadini avranno a disposizione due strumenti in più per decidere direttamente. Il testo rimanda ad una legge applicativa che dovrà essere approvata dal Parlamento.
La riforma modifica infine la disciplina della proposta di legge di iniziativa popolare. Presente oggi nel nostro ordinamento si è rivelata un’arma spuntata nelle mani dei cittadini: se è vero infatti che bastano relativamente poche firme (50.000) per avanzare una proposta, è altrettanto vero poi che il Parlamento non ha alcun obbligo di esaminarla e respingerla o approvarla. Per cui sono numerose le proposte che arrivano ma, a conti fatti, praticamente nessuna sortisce poi alcun effetto. La riforma prevede da un lato l’innalzamento delle firme necessarie per presentare una proposta (150.000) ma dall’altro stabilisce che il Parlamento sia obbligato ad esaminarla e a pronunciarsi entro un tempo tempi, forme e limiti precisi, fissati dai regolamenti. Un elemento di chiarezza e di rispetto verso i cittadini che oggi nel testo della Costituzione manca.
Il dibattito intorno alla riforma costituzionale inizia, finalmente (e speriamo con sempre maggior forza), ad entrare nel merito delle problematiche. Proprio con l’obiettivo di offrire un contributo più ampio e significativo, politico ed istituzionale, al dibattito in corso, è nata la piattaforma online sinistra per il si (VAI AL SITO) , promossa dal Ministro Maurizio Martina e pensata per ampliare, in chiave inclusiva, i temi del confronto, dentro e fuori il Partito Democratico. Nel sito sono già pubblicati alcuni contributi a sostegno del Si alla campagna referendaria autunnale, vi invito a leggerli per provare ad arricchire il contenuto di un dibattito ancora centrato sul personalismo e sulla contrapposizione politica.
Alla ripresa
Se l’ultimo impegno prima delle ferie è stato a Cingoli con l’emozionante consegna, per iniziativa dell’ANPI, della medaglia della Liberazione, istituita dal Ministero della Difesa, a tre protagonisti della nostra lotta di Liberazione- Angelo Salomoni, Vincenzo Maggiore, Alberto Verdinelli;
il primo dopo una breve pausa è stato a Camerino con la visita alla struttura carceraria, programmato inizialmente a luglio e rimandato per motivi di lavoro. Una visita necessaria per rendersi conto, con una visita in prima persona, della condizione carceraria degli uomini e delle donne presenti nella struttura e per incontrare e confrontarmi con gli operatori della polizia penitenziaria e la direttrice che quotidianamente prestano il loro servizio all’interno.
Numerosi sono e saranno poi gli impegni che attendono la ripresa di settembre.
Incontri, manifestazioni, occasioni di approfondimento a cominciare dal 2 settembre, sempre a Macerata insieme al Circolo Aldo Moro, per la presentazione del libro di Matteo Ricchetti “Harambee. Per fare politica ci vuole passione”.
Senza dimenticare un appuntamento importante previsto a Roma, alla ripresa, con la presentazione, presso la biblioteca della Camera dei Deputati, del bel libro, realizzato da due docenti dell’Università di Macerata, dedicato alla figura di Pasquale Rotondi- sovrintendente di Urbino durante al seconda guerra mondiale e artefice del salvataggio di numerose opere d’arte- e al tema della tutela e della protezione dei beni culturali nei teatri di guerra.
Ma, impegni a parte, è con le parole del Presidente Mattarella, pronunciate in apertura del recente Meeting di Rimini (CHE VI ALLEGO), che penso sia giusto inaugurare la stagione autunnale. Dovrebbero essere una guida per i mesi difficili che ci attendono, al di là dei temi concreti su cui dovremmo misurarci, come stimolo a fare dell’altro ( l’avversario politico, lo straniero, solo per citare due esempi) non un nemico ma un “bene per me”.
“L’io non è autosufficiente. L’io ha bisogno del tu come l’aria per respirare. L’io contiene l’esigenza di diventare un “noi” proprio per fronteggiare e raggiungere quei traguardi che è stato capace di immaginare. Perché il noi è la comunità. Il noi è anche la storia. Il noi è la democrazia. Andare oltre l’io vuol dire realizzarsi in maniera autentica anche come singoli.
Vuol dire anche superare il limite del qui e ora, perché il futuro si costruisce soltanto insieme (…) Passare dall’io al noi ci permette di guardare più lontano. (…)L’altro ci conduce meglio al domani. Insieme si consente alla società di pensarsi migliore domani. Naturalmente occorre sempre fare al meglio oggi ciò che è possibile nelle condizioni date, ma al tempo stesso dobbiamo progettare insieme un futuro migliore per noi, i nostri figli e i nostri nipoti: senza questa dualità, senza questo duplice percorso, la politica diventa sterile o ingannevole. Per spezzare la catena dell’autoreferenzialità, dell’egoismo e, in definitiva, dell’impotenza della politica, e del tessuto sociale è necessario dare il giusto valore all’altro. Dare valore al dialogo.”
E’ un monito importante per il recupero di qualità e civiltà della nostra fragile democrazia.