Newsletter n°4 del 5 Febbraio 2014

Editoriale:

Con l’incardinamento della legge elettorale in aula si chiude per il Partito Democratico e per il suo gruppo parlamentare un mese complesso ed impegnativo. Si chiude con un risultato importante ma anche con gli echi di una violenza fisica e verbale che ha scosso profondamente l’aula della Camera e impedito il regolare svolgimento dei lavori delle commissioni parlamentari. Negativo e positivo, dunque.

Partiamo dal buono. La definizione di una nuova legge elettorale, di stampo maggioritario, frutto di un accordo ampio raggiunto, con le forze di maggioranza e opposizione, intorno a temi rilevanti come quello della riforma del bicameralismo perfetto ( attraverso il riordino delle attribuzioni del Senato e la sua trasformazione in Camera delle Autonomie) e del titolo Quinto della Costituzione.

E’ un passo importante, non perfetto, ancora perfettibile, rispetto al quale, a mio avviso, nelle prossime settimane, tutti i gruppi parlamentari, quello del Pd in primo luogo, dovranno impegnarsi per introdurre correttivi significativi. Penso alla soglia di sbarramento per l’accesso alla ripartizione dei seggi- a mio avviso ancora troppo alta-, alla possibile scelta degli eletti da parte degli elettori ( e non mi riferisco alle preferenze ma, almeno, alla previsione di primarie obbligatorie per tutti i partiti), alla necessità di prevedere una effettiva e reale alternanza di genere nella formazione delle liste, attualmente non garantire nel testo giunto in Aula. Molti emendamenti sono stati presentati sul tema, io stessa ne ho sottoscritti in commissione e in aula insieme a tanti colleghi del Partito Democratico per conseguire non solo l’obiettivo di fare una legge elettorale ma di garantire una buona legge elettorale, capace di coniugare governabilità e rappresentanza dei territori e dei cittadini. Due elementi imprescindibili che la buona politica dovrebbe provare a coniugare insieme. Senza dimenticare che il voler evitare il ricatto dei piccoli partiti non può voler dire eliminare del tutto la rappresentanza e la presenza in Parlamento di forze politiche rappresentative di parte dell’elettorato.

Veniamo ora al negativo… Abbiamo assistito negli ultimi giorni del mese di gennaio al compimento di gesti estremi e violenti da parte del Movimento 5stelle e del suo leader politico, nelle sedi parlamentari e sul fantomatico web. Insulti volgari sono stati rivolti contro la Presidente della Camera e contro le parlamentari del Partito Democratico. La violenza si commenta da sola, purtroppo. Ma penso sia giunto il momento di superare l’indulgenza che fino ad ora parte dell’opinione pubblica e dei mezzi di comunicazione ha dimostrato nei confronti dei “bravi ragazzi” a cinque stelle perché la violenza non va corteggiata, ma condannata e respinta.

Abbiamo assistito in questi mesi ad un crescendo dei toni e dell’aggressività comunicativa inversamente proporzionale all’effettivo e concreto agire nelle sedi parlamentari.

Ci si è trincerati dietro la difesa ad oltranza della Costituzione per bloccare le aule parlamentari, occupare i tetti di Montecitorio, offendere ed insultare le istituzioni. Forse è il momento di dire che chi compie questi gesti non è un “guerriero della democrazia”, ma semplicemente un soggetto che compie gesti fascisti e contrari allo spirito della Repubblica italiana.

Siamo stati eletti non per soddisfare narcisisticamente il nostro io in gesti eclatanti , ma per provare a dare risposte alle emergenze del Paese. E’ questa la nostra responsabilità, grande e difficile. Stiamo provando a farlo, pur tra difficoltà e stop, attraverso gli strumenti che il nostro legislatore ci offre, all’interno e non chiamandoci fuori dal gioco democratico. E’ più difficile, più silenzioso, ma è quello che offre senso e vita alle istituzioni del nostro paese, scardinate le quali, non resta che- dentro e fuori il web- la legge del più forte.

Legge elettorale:

Queste le linee guida del testo base della legge elettorale incardinato in Aula dopo l’approvazione da parte della Commissione Affari Costituzionali:

  1. sistema proporzionale identico per Camera e Senato
  2. soglie di sbarramento ( 12%per le coalizioni, 5%per liste coalizzate, 8%per liste non coalizzate)
  3. territorio nazionale suddiviso in circoscrizioni regionali, suddivise in collegi plurinominali a cui è assegnato un numero complessivo di seggi da tre a sei.
  4. liste brevi
  5. seggi attribuiti a livello nazionale
  6. premio di maggioranza assegnato alla coalizione o alla lista che ha superato al primo turno il 35%
  7. ballottaggio tra le prime due forze in caso di mancato raggiungimento del 35% al primo turno

Sono stati presentati in Aula numerosi emendamenti da parte di tutte le forze politiche, ne sottoscritti alcuni relativi ai seguenti temi

1) Innalzamento soglia per attribuzione premio di maggioranza, al primo turno dal 35% al 38%

2) Primarie obbligatorie per la scelta dei candidati che dovranno essere inseriti nei listini

3) Presenza, in ciascuna circoscrizione, di capilista dei sesso femminile in misura non inferiore al 50% o al 40 % ( due distinti emendamenti )

4) Alternanza di genere nella composizione delle liste

5) Delega al Governo per disciplinare l’esercizio del diritto di voto per cittadini italiani temporaneamente all’estero e per studenti universitari fuori sede

6) Delega al Governo per la definizione dei collegi elettorali in alternativa a quanto previsto dal testo di legge base che provvede da se’ alla definizione degli stessi. La delega data al Governo consentirebbe una maggiore ponderazione e l’assicurazione di maggiore omogeneità nella delineazione dei collegi

Il provvedimento IMU-Banca d’Italia  “La Ghigliottina”

E’stato uno dei provvedimenti più citati nel mese di gennaio. Poco, per la verità, per il suo reale contenuto, molto per gli effetti che la sua conversione in legge ha prodotto. E’ stata proprio la necessità di procedere che ha costretto la Presidente della Camera ad applicare la cd. “ghigliottina”, il potere, riconosciuto al Presidente della Camera, di procedere che consente al Presidente di procedere immediatamente al voto di un provvedimento, facendo decadere tutti gli interventi in programma. Una extrema ratio, ovviamente, mai applicata fino ad oggi e sicuramente non sinonimo di democrazia a cui si è dovuti ricorrere a causa dell’estenuante ostruzionismo pentastellato. Il cd. filibustering e’ da sempre una prassi dei consessi democratici con la quale le forze di opposizione tentano di rallentare o impedire, il più a lungo possibile, l’adozione di un provvedimento. Nel caso concreto, dopo tre giorni di interventi senza sosta sugli ordini del giorno ( sul contenuto del provvedimento l’aula di Montecitorio aveva già votato la fiducia pochi giorni prima) ed il rischio  di decadenza del decreto ( che scadeva proprio quel giorno), dopo l’espletamento delle dichiarazioni finali di voto e di fronte alla prospettiva di altri 163 interventi da parte del Movimento Cinque stelle, la Presidente Boldrini nella serata del 29 gennaio si è vista costretta a ghigliottinare il dibattito. Un provvedimento estremo che ha consentito,però, nella sua portata concreta, ai cittadini italiani di evitare il pagamento della seconda rata Imu, conseguenza immediata che si sarebbe prodotta in caso di mancata conversione del decreto legge.

Ma facciamo ora un po’ di chiarezza su alcuni punti contestati del provvedimento approvato,relativo proprio alla Banca d’Italia, attraverso la risposta ad alcuni quesiti chiarificatori.

Bankitalia: “Chi possiede Banca Italia? La Banca d’Italia non è mai stata statale, ma proprietà degli istituti bancari e assicurativi. Oggi la sua compagine azionaria e’ per più del 50% in mano a Intesa San Paolo e Unicredit.

• C’è il pericolo che i controllati (le banche) controllino il controllatore (la Banca d’Italia esercita la vigilanza sui mercati del credito e delle assicurazioni)? No, perché la Banca d’Italia è e resta un Istituto di diritto pubblico e i soci proprietari delle azioni non hanno alcun potere sulla governance dell’istituto e sulla gestione delle attività istituzionali della Banca.

• Cosa succede con la riforma?  Nessuno potrà possedere più del 3 per cento delle azioni di Banca d’Italia. Gli azionisti che oggi ne possiedono di più dovranno vendere.

• Qual’è la regola per la rivalutazione? La nuova regola è che agli azionisti verrà riconosciuto un rendimento non superiore al 6 per cento del capitale investito (non più, quindi, delle riserve). Il valore del capitale viene portato a 7,5 miliardi. Quindi, il massimo dei dividendi attribuibili in futuro è di 450 milioni, una cifra inferiore al massimo oggi raggiungibile.

• Qual’è il beneficio “di sistema” di questa operazione?:  Finora le azioni di Banca d’Italia non potevano far parte del capitale di vigilanza dei soggetti che le possedevano, appunto perché non stavano sul mercato e non c’era un criterio univoco di valutazione. Grazie alla riforma, potranno essere inserite nel capitale di vigilanza.

• E allora? C’entrano forse Basilea 3 e i nuovi criteri prudenziali dell’Unione bancaria?  Sì. Le banche sono limitate, nel credito che possono erogare, dalla quantità del loro patrimonio. I requisiti di patrimonializzazione richiesti alle banche sono molto aumentati dopo la crisi del 2008-2009. Tutti gli organismi internazionali, e per ultima l’Unione Europea, hanno introdotto metodi più stringenti di valutazione dei rischi e requisiti patrimoniali più elevati. E questo è, insieme alla crisi dell ‘economia reale, una delle cause della restrizione del credito bancario di cui soffrono soprattutto le imprese piccole e medie.

• Quindi i 7,5 miliardi derivanti dalla rivalutazione rafforzano il patrimonio del sistema bancario? Sì. E si ottiene questo risultato senza spendere neanche un euro del bilancio pubblico. I proprietari delle azioni rivalutate le venderanno sul mercato per scendere al 3 per cento: i soldi che andranno alle banche verranno dal mercato, non dallo Stato.

• Le riserve della Banca d’Italia potrebbero essere usate per altri scopi, ad esempio per finanziare investimenti pubblici o altre forme di spesa pubblica?  No, assolutamente no. Non si tratta di un “tesoretto” a cui liberamente attingere, ma appunto di un attivo che garantisce l’intero paese all’interno dell’Unione Economica e Monetaria. Oggi, dopo la crisi finanziaria e con l’Italia soggetta alla crisi del suo debito pubblico, è impensabile anche solo ipotizzarlo. In realtà, le riserve non vengono spese neppure con l’operazione effettuata dal decreto 133, perché esse cambiano semplicemente collocazione all’interno dello stato patrimoniale della Banca d’Italia, spostando 7,5 miliardi da riserve a capitale sociale. Abbiamo però ottenuto il massimo possibile nelle condizioni date: utilizzarle come volano per il rafforzamento del patrimonio del sistema finanziario (bancario e assicurativo) italiano, con effetti indirettamente positivi sulla crescita tramite riduzione delle restrizioni sul credito.

• Perché la riforma di Banca d’Italia è stata legata all’IMU?: Perché la copertura finanziaria per l’abolizione della rata IMU prima casa di dicembre è stata messa a carico del settore creditizio, finanziario e assicurativo, nonché della stessa Banca d’Italia, con l’aumento degli acconti IRES e IRAP e con un’addizionale straordinaria alle aliquote IRES, per un totale di 2,163 miliardi nel 2013 e 1,5 nel 2014. Mentre, da un lato, si chiede questo sforzo al settore, dall’altro gli si concede il beneficio indirettamente derivante dalla rivalutazione delle azioni della Banca centrale. Peraltro, dalla rivalutazione emergerà un introito fiscale aggiuntivo di circa un miliardo per il bilancio dello Stato.

• In Parlamento: Ho sollecitato il Governo,attraverso la presentazione di una specifica interrogazione (leggi il documento), ad autorizzare la Provincia di Macerata a derogare al patto di stabilità interno relativamente alla somma di circa 700mila euro destinati alla ricostruzione del ponte sul torrente Fiastra, reso inagibile dagli eventi alluvionali del marzo 2011, strategico per la viabilità provinciale. Ho inoltre indirizzato una specifica interrogazione al Ministro della giustizia ( leggi il documento) diretta a sollecitare un ripensamento del Ministero in merito alla costruzione del nuovo istituto penitenziario di Camerino ed un suo reinserimento tra gli interventi urgenti previsti nel piano carceri.

• In Commissione: Relatrice delle proposte di legge,presentate dagli onorevoli Piccolo e Bossa (clicca ai testi delle due proposte di legge Onorevole PiccoloOnorevole Bossa) relative alla soppressione dell’istituto ” SS. Trinità e Paradiso” di Vico Equense e trasferimento del relativo patrimonio al Comune di Vico Equense con specifiche finalità culturali. L’esame del provvedimento è ancora in corso.

Relatrice presso la Commissione Cultura del provvedimento contenente disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente e l’azione di risarcimento del danno ambientale,nonché di delega al governo per il coordinamento delle disposizioni riguardanti illeciti in materia ambientale. Il provvedimento prevede, tra le altre, specifiche aggravanti per i reati ambientali commessi in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo ambientale, storico-artistico, architettonico e paesaggistico.

• Formare per crescere: Un Partito, come quello Democratico, ha un gran bisogno di far crescere i propri iscritti ed informare l’opinione pubblica sui grandi temi che interessano la vita del Paese. Proprio per questo motivo penso sia molto interessante l’iniziativa promossa dai Giovani Democratici della provincia di Macerata, dal titolo “Nel Paese che vorrei”, un ciclo di incontri di formazione politica che prenderà avvio nel mese di febbraio. Le iniziative, promosse dai Gd, partono dalla condivisione di un’idea di fondo con la loro coordinatrice provinciale, Roberta Pennacchioni: quella di informare, creare occasioni di approfondimento per formare un’opinione pubblica matura. E così, di fronte ad un the pomeridiano, e’ nata l’idea del ciclo di incontri con docenti e politici, che spaziano dai costi della politica alla legge elettorale, proseguendo con i temi ambientali e culturali per incontrarsi, discutere, provare a farsi un’idea, imparare ad ascoltarsi reciprocamente.

Ecco il calendario degli incontri:

14 febbraio – Macerata- ore 21 Hotel Claudiani: Impariamo ad eleggere. Parliamo di legge elettorale con la prof. ssa Angela Cossiri dell’università di Macerata

7 marzo– Civitanova Marche- ore 21: Le donne cambiano il mondo. Presentazione del libro ” Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia” con la prof.ssa Francesca Russo

14 marzo – Camerino ore 17: La cultura è nutrimento. Parliamo di Europa creativa ed imprese creative con l’on. Anna Ascani ( componente Commissione Cultura e Istruzione Camera dei Deputati) e Pietro Marcolini ( assessore alla cultura Regione Marche)

21 marzo – Sarnano- ore 21: La politica è libertà . Parliamo di finanziamento pubblico ai partiti con l’on. Giuditta Pini

4 aprile – Appignano- ore 21: Respiriamo aria pulita.

11 aprile– Recanati-ore 21: Nessun uomo e’ illegale. Parliamo di legge Bossi- Fini con l’on. Khalid Chaoukri

18 aprile– Matelica- ore 21: L’energia è verde

• Si fa un gran parlare di famiglia… Riporto le mie considerazioni in merito all’ordine del giorno, recentemente approvato dal Consiglio comunale di Macerata, (clicca al testo allegato) che, a mio avviso, distorce e non poco il concetto di famiglia. Un tema su cui penso dovremmo esercitarci a riflettere meno a parole e più nei fatti e nei provvedimenti concreti.

” Penso che abbiamo perso sostanzialmente l’abitudine a saper ascoltare e a riconoscere l’altro come portatore di opinioni differenti dalle nostre, non sempre condivisibili, ma comunque meritevoli di confronto aperto e sereno. Dialogo, rispetto, tolleranza che non ho trovato nell’ordine del giorno approvato pochi giorni fa dal consiglio comunale della mia città. Un testo che non solo vieta all’amministrazione di riconoscere qualsiasi tipo di unione tra persone dello stesso sesso ( cosa tra l’altro di per se’ difficilmente fattibile date le competenze degli Enti Locali e l’assenza di una normativa nazionale sul tema), ma che esprime una visione oscurantista della stessa famiglia, unica depositaria del bene e del male rispetto ai propri componenti. Credo profondamente nella famiglia, fondata o meno sul matrimonio, ma per la mia esperienza personale l’ho sempre considerata non un tribunale inflessibile,chiuso a qualunque influenza esterna, ma una comunità aperta e tollerante, formata da persone legate da affetto e rispetto reciproco. Non importa di quale sesso siano i suoi componenti.

Nel votare contro a quell’ordine del giorno il Sindaco di Macerata ne ha respinto la visone oscurantista e ideologica e ha sollecitato il legislatore ad intervenire per normare la materia, senza pregiudizi. Una parte del gruppo consiliare del partito democratico ha votato a favore del provvedimento, unendo i propri voti a quelli della minoranza di centro destra. Rispetto il voto dei consiglieri del Pd, ma vorrei, come sollecitato dallo stesso segretario nazionale, Matteo Renzi, che il partito di cui faccio parte affronti e si confronti, anche a livello locale, sul tema delle unioni di fatto, sulle trasformazioni che l’istituto familiare ha subito in questi decenni, senza pregiudizi e nel reciproco rispetto delle rispettive opinioni.

La politica dovrebbe prendere atto che la società, nel suo concreto, fortunatamente, e’ molto più complessa e più avanzata di tanti proclami o prese di posizione e che, suo compito, è trovare soluzioni equilibrate ad una realtà e a problemi in continuo mutamento. Partire da questa considerazione forse aiuterebbe anche il Partito Democratico a rendersi artefice e motore consapevole del cambiamento riformista di cui il Paese ha bisogno.”

E per concludere una considerazione che mi sembra molto adatta ai tempi in cui viviamo…

 “Noi siamo un Paese senza memoria. il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili. Imparerebbero che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.

( Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari. 1975).