Con il via libera da parte del Consiglio dei Ministri del decreto attuativo del ddl povertà si compie un passo decisivo per rendere operativo il Reddito d’inclusione (Rei), la prima misura nazionale di lotta alla povertà adottata nel nostro Paese.
Una misura importante a sostegno delle famiglie più in difficoltà. Un contributo che arriva fino a 485 euro al mese, attraverso lo stanziamento dal Fondo per la lotta alla povertà e ulteriori risorse per favorire l’inclusione attiva verso il lavoro, per un totale di circa 2 miliardi l’anno.
Un breve promemoria su cosa prevede la legge approvata a marzo 2017:
Il provvedimento, mirato all’inclusione sociale, alla lotta all’emarginazione, intende sostenere chi ne ha più bisogno: le persone in povertà assoluta, dando priorità alle famiglie con minori, chi superati i 55 anni si ritrova senza lavoro e senza ammortizzatori sociali, le famiglie con disabili gravi e alle donne in stato di gravidanza. Le misure approvate servono per dare un reddito di inclusione e più servizi sociali a chi vive in povertà assoluta, a partire dalle famiglie numerose o con figli disabili e dai disoccupati over 55. E’ l’intervento più importante mai varato in Italia contro la povertà assoluta. Si tratta di uno strumento universale, operante su tutto il territorio nazionale e permanente nel tempo, le cui risorse vengono dal Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Gli stanziamenti messi in campo sono di 800 milioni per il 2016, un miliardo e mezzo a partire dal 2017, 2 miliardi per il 2018.
La legge prevede inoltre la possibilità di incremento attraverso stanziamenti da altri provvedimenti di legge fino a coprire interamente la platea in condizione di povertà assoluta, cioè di coloro che non possono disporre dell’insieme dei beni e dei servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso. Un approccio che tiene conto della persona, vista non solo nella sua condizione economica, ma con una valutazione multidisciplinare del bisogno. I progetti di attivazione e di inclusione sociale divengono, così, personalizzati per il nucleo familiare e predisposti da una equipe costituita dagli ambiti sociali territoriali, più vicini al soggetto coinvolto, con la partecipazione anche degli altri servizi interessati. Per farlo è necessario un cambiamento nel funzionamento del sistema dei servizi sociali, con un maggiore impegno in termini di controllo, di presa in carico, di monitoraggio e valutazione, nonché di capacità di relazione tra i Comuni e gli altri enti del territorio. Il provvedimento prevede anche il riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto della povertà, il rafforzamento delle forme di gestione associate ai servizi sociali e l’istituzione di un coordinamento per garantire su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni.
COMMISSIONE DI INCHIESTA SUL SISTEMA BANCARIO. La proposta di legge approvata dalla Camera istituisce una Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario. La Commissione d’inchiesta, costituita da venti senatori e da venti deputati, nominati dai presidenti delle Camere in proporzione al numero dei componenti dei gruppi, è chiamata a verificare:
gli effetti sul sistema bancario italiano della crisi finanziaria globale e le conseguenze dell’aggravamento del debito sovrano;
la gestione degli istituti bancari coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto, destinatari anche in forma indiretta di risorse pubbliche o posti in risoluzione; per tali Istituti la Commissione analizza numerosi aspetti critici, fra cui le modalità di raccolta della provvista e gli strumenti utilizzati, i criteri di remunerazione dei manager, la correttezza del collocamento presso il pubblico dei prodotti finanziari, soprattutto quelli ad alto rischio, le forme di erogazione del credito, la struttura dei costi, l’osservanza degli obblighi di diligenza, trasparenza e correttezza nell’allocazione di prodotti finanziari, nonché degli obblighi di corretta informazione agli investitori;
l’efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari poste in essere dagli organi preposti;
l’adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario, nonché sul sistema di vigilanza, anche ai fini della prevenzione e gestione delle crisi bancarie. La Commissione concluderà i propri lavori entro un anno dalla sua costituzione, e comunque entro la fine della XVII legislatura, presentando alle Camere una relazione sull’attività svolta e sui risultati dell’inchiesta.
Il provvedimento disciplina l’attività di indagine della Commissione e la richiesta di atti e documenti da parte della stessa; i componenti della Commissione, i funzionari e il personale addetti alla Commissione stessa, nonché ogni altra persona che collabora con essa o compie o concorre a compiere atti d’inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni d’ufficio o di servizio, sono vincolati al segreto. Salvo diversa decisione della Commissione, ne è disposta la pubblicità delle Sedute. Gli ambiti di competenza della Commissione, così come definiti dal testo del provvedimento, consentiranno di assicurare la massima efficacia ai lavori della Commissione stessa, che sarà la sede istituzionale dove il Parlamento potrà analizzare le vicende che hanno coinvolto alcuni segmenti del sistema bancario e finanziario nazionale, per evidenziare carenze, inefficienze ed eventuali responsabilità negli assetti normativi, gestionali e di vigilanza del settore, orientando l’azione del legislatore e del Governo su tali temi al fine di ristabilire la stabilità, la correttezza gestionale, la trasparenza e la fiducia. (Qui di seguito il testo della legge istitutiva)