Scrivo queste righe in un momento doloroso e complesso per il nostro Paese, per l’Europa e per il mondo intero. Fino a poche ore fa vi avrei parlato di obiettivi da conseguire con la legge di stabilità, di emendamenti, di opportunità di sviluppo. Ma in queste ore mi sembra impossibile far finta di niente e continuare a trattare di temi, ovviamente importanti, ma che passano inevitabilmente in secondo piano di fronte all’orrore che ha insanguinato le strade di Parigi.
Sono ore complicate, in cui la reazione immediata e irrazionale sarebbe quella di chiudersi in casa, di iniziare a guardare l’altro come un possibile nemico o una minaccia, di cedere alle sirene della paura e del qualunquismo dei tanti sciacalli che inondano, purtroppo senza troppi filtri o responsabilità, le nostre televisioni e i tanti programmi speciali di intrattenimento. Penso che sia grande la responsabilità che pesa su ognuno di noi in questo momento e ancora di più sulle istituzioni. E’ la responsabilità della razionalità che non deve cedere alla paura e ai proclami di guerra santa tra religioni contrapposte. E’- come ricordava Mario Calabresi su “La Stampa” di domenica 15 novembre- il momento di ricordarsi che “ ti devi alzare e ricordarti che non sei solo, che vivi in un Continente di 750 milioni di persone, che se ti chiudi in casa sei finito. Che se il tuo Paese si chiude in casa è finito. Ti devi alzare e uscire, non rinunciare ma continuare a vivere, devi tenere accese le luci e non accettare che vengano spente.
Devi pretendere che la nazione in cui vivi non si isoli nell’illusione di potersi salvare da sola, ma collabori con tutte quelle con cui condivide cultura e valori per dare vita a reti di controlli, intelligence e scambio di informazioni. Devi continuare ad avere pazienza per i controlli che dovrai subire, ma con il diritto di dire la tua quando appaiono stupidi, burocratici o inutili. Devi, anzi, dobbiamo avere il coraggio di amare i nostri valori, le nostre conquiste e le nostre tradizioni, non relativizzando e sbiadendo ogni cosa per un falso rispetto degli altri; dobbiamo chiamare le cose con il loro nome, denunciando l’estremismo, il fanatismo e la follia religiosa; dobbiamo avere la capacità e la lucidità di distinguere tra chi è pericoloso e chi è in pericolo e dobbiamo avere la forza di includere e dialogare.
Ma soprattutto dobbiamo avere memoria: in un tempo in cui abbiamo paura di tutto, in cui ci sentiamo deboli e spaventati perché non abbiamo la sicurezza di un futuro di benessere, potrebbe aiutarci ricordare che abbiamo sconfitto il nazismo e a casa nostra anche il terrorismo e che senza piegarci abbiamo ricominciato a vivere.” Guarda il video del pianista che suona Imagine
LEGGE DI STABILITA’:
E’ in corso di esame presso il Senato della Repubblica il testo della manovra di stabilità per l’anno 20. E’ una manovra dal contenuto fortemente espansivo, che ammonta, al momento, a poco meno di 27 miliardi di euro, cifra che potrebbe salire a 30 miliardi nel caso in cui da parte dell’Unione Europea arrivasse il via libera alla cosiddetta “clausola sui migranti” (una flessibilità pari a 3,2 miliardi). In tal caso (complessivamente lo spazio di flessibilità chiesto all’Unione Europea arriverebbe a circa 16 miliardi di euro) è già deciso che verrebbero anticipate al 2016 alcune misure previste per il 2017, a cominciare dall’abbattimento dell’aliquota Ires sugli utili d’impresa. Che questo si verifichi quest’anno o il prossimo, resta il fatto che il tratto saliente della Legge di Stabilità 2016 è proprio la riduzione del carico fiscale per le famiglie e per le imprese.
Ecco le misure più importanti.
Via le tasse sulla prima casa. Mantenuto l’impegno di eliminare l’Imu e la Tasi sulla prima abitazione: un vero e proprio “shock fiscale” nella convinzione che ridurre le tasse sulla prima casa significhi introdurre un elemento di fiducia dal valore simbolico e al tempo stesso capace di sostenere la ripresa dei consumi. Nel complesso si tratta di una riduzione fiscale pari a circa 3,7 miliardi di euro. Viene peraltro garantita ai Comuni la copertura integrale del mancato gettito.
Via l’Imu (e l’Irap) sui terreni agricoli e sugli “imbullonati”. Esentati dall’Imu anche i terreni agricoli di proprietà di coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali: un alleggerimento fiscale per chi usa la terra come fattore produttivo pari a 405 milioni di euro. Eliminata anche l’Irap agricola. Via pure l’Imu sugli “imbullonati”, i macchinari industriali pesanti ancorati al terreno. In questo caso l’alleggerimento fiscale ammonta a 530 milioni di euro. Per le imprese il “superammortamento” dei beni strumentali Per premiare le imprese virtuose che scelgono di investire, viene loro concesso di portare in deduzione fiscale non il 100%, ma il 140% del valore dell’investimento effettuato in macchinari. È una misura che si applicherà sugli acquisti effettuati a partire dal 15 ottobre 2015, così da evitare che l’effetto attesa finisca per bloccare gli investimenti.
Taglio dell’Ires L’Ires, l’imposta sul reddito delle società, si ridurrà dall’attuale 27,5% al 24% a partire dal 2017, con uno sgravio fiscale complessivo di 3,8 miliardi di euro nel primo anno e di circa 4 miliardi nel secondo. Come detto, questa misura sarà anticipata al 2016 (cosa che accadrà anche per i provvedimenti riguardanti l’edilizia scolastica) nel caso in cui l’Unione Europea accettasse la “clausola migranti”.
Continua la decontribuzione per le assunzioni. Continueranno gli sgravi per chi assume con contratto a tutele crescenti o stabilizza i contratti a termine. Lo sconto sui contributi, dopo la fase di emergenza dello scorso anno, che richiedeva un incentivo decisamente sostenuto per poter creare nuova occupazione, verrà progressivamente ridotto. Di qui alla fine di dicembre avrà una durata massima di 3 anni e un tetto di 8.060 euro. Per i contratti firmati nel 2016 durerà massimo due anni con un taglio al 40%, con la somma scaricabile che scende quindi a 3.200 euro. Dal 2017 la decontribuzione avrà durata massimo di un anno e il tetto sarà di 1.600 euro, fino a quando, nel 2018, il meccanismo dovrebbe essere azzerato.
Incentivata la contrattazione aziendale su produttività e welfare. Prevista l’applicazione, sulla quota di salario di produttività, di partecipazione agli utili dei lavoratori o di welfare derivante dalla contrattazione aziendale, di una aliquota ridotta del 10%, per uno sgravio complessivo di 430 milioni nel 2016, che sale a 589 milioni negli anni successivi. La novità è che si amplia la fascia dei beneficiari, comprendendo chi percepisce fino a 50 mila euro lordi annui: anche i quadri, oltre agli impiegati e agli operai, potranno godere dell’agevolazione fiscale. Nessun aumento di accise e Iva La disattivazione per il 2016 delle clausole di salvaguardia ereditate dalle precedenti manovre, per un valore complessivo di 16,8 miliardi, farà sì che non ci sarà alcun aumento di accise e Iva. Sui giornali digitali aliquota Iva al 4% Quotidiani e periodici in versione digitale beneficeranno dell’abbattimento dell’Iva al 4%, equiparando così il trattamento fiscale tra giornali ed e-book. Confermati i bonus casa Anche per il 2016 confermata l’applicazione del bonus Irpef del 50% sulle ristrutturazioni edilizie e del 65% sugli interventi di miglioramento energetico. Confermato anche il bonus mobili, con uno sgravio Irpef del 50% entro un tetto di 10 mila euro. I Comuni liberi di spendere i soldi in cassa I Comuni che dispongono di risorse in cassa potranno impegnarle, nel 2016, per investimenti pari a circa un miliardo. Oltre a questo, sempre in caso di disponibilità di cassa, sarà consentito ai Comuni lo sblocco dei pagamenti di investimenti già effettuati e finora bloccati dal Patto di Stabilità.
Risposte concrete per il Sud. A chiudere una ferita profonda e simbolica come quella della Terra dei Fuochi andranno 450 milioni di euro. Nel complesso, per il rilancio del Mezzogiorno si punta innanzitutto sullo sblocco di opere pubbliche e su misure mirate riguardanti le infrastrutture e le realtà produttive, dallo stanziamento finale per la Salerno-Reggio Calabria al Fondo di garanzia per consentire all’Ilva di Taranto di uscire dalla condizione di crisi in cui versa da tempo.
Novità fiscali per le partite Iva. La soglia di ricavi per poter accedere al regime fiscale forfettario di vantaggio, attualmente fissata per i professionisti a 15 mila euro, viene incrementata e arriva a 30 mila euro. Per le altre categorie di imprese l’incremento è di 10 mila euro. La possibilità di accedere al regime forfettario viene estesa anche ai lavoratori dipendenti e ai pensionati che hanno una attività propria, a condizione che il loro reddito non superi i 30 mila euro.
Novità anche per le start-up.Per favorire le nuove start-up previsto un abbassamento dell’aliquota dal 10% al 5%: un regime applicabile per cinque anni anziché tre anni.
Contrasto alla povertà. Presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali viene istituito un “Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”, con 600 milioni di euro in dotazione per il 2016 (cifra che sommata alle risorse già stanziate porta il totale degli interventi a 1,4 miliardi) e un miliardo a decorrere dal 2017. Primo obiettivo: il finanziamento della legge delega sulla povertà che verrà approvata 5 come collegato alla Legge di stabilità: una misura organica che sarà innanzitutto rivolta a sostenere le famiglie povere con minori a carico. Prevista anche l’istituzione, in questo caso in via sperimentale, di un altro Fondo finalizzato a sostenere l’azione contro la povertà educativa, alimentato da versamenti effettuati dalle fondazioni bancarie (si conta su un ammontare di 100 milioni di euro). Sostegno per chi è più debole Per sostenere le persone con disabilità a partire dal momento in cui non potranno più contare sui propri familiari, previsti 90 milioni di euro per attuare le misure della legge sul “Dopo di noi”. Il Fondo per la non autosufficienza verrà incrementato di 150 milioni, arrivando ad un totale di 400 milioni di euro.
Pensionati: più alta la “no tax area”. La soglia di reddito entro la quale i pensionati non versano l’Irpef, la cosiddetta “no tax area”, passa, per chi ha più di 75 anni, dagli attuali 7.750 euro a 8.000 euro. Per chi invece ha meno di questa età di passa da 7.500 a 7.750 euro.
Pensioni: con il part-time un inizio di flessibilità I lavoratori dipendenti del settore privato che si trovano a tre anni dall’aver maturato i requisiti necessari al pensionamento di vecchiaia potranno concordare con l’azienda un orario ridotto al 50%, mantenendo uno stipendio pari a circa il 65% rispetto a quello percepito fino a quel momento. La scelta del part-time non comporterà nessuna penalizzazione sulla pensione, perché lo Stato si farà carico dei contributi figurativi. Il datore di lavoro, dal suo canto, dovrà corrispondere in busta paga al lavoratore la quota dei contributi riferiti alle ore non prestate, che si trasformeranno quindi in salario netto.
Prorogata “opzione donna”. Esteso al 2016 il regime sperimentale “opzione donna”, che consente alle lavoratrici, optando per il sistema contributivo, di andare in pensione con 35 anni di contributi e 57-58 anni di età.
Intervento per gli esodati. Grazie al recupero dei “risparmi” delle altre salvaguardie, previsto un nuovo intervento, il settimo della serie, a favore degli esodati, cioè di chi, non avendo ancora maturato i requisiti richiesti dalla “legge Fornero”, rischia di restare senza pensione e senza stipendio.
Intervento straordinario sulle case popolari. Per sostenere chi ha bisogno e vive in condizioni di disagio abitativo, previsto un intervento straordinario nel settore dell’edilizia popolare. Canone Rai: si pagherà di meno, lo pagheranno tutti Il canone Rai scenderà dagli attuali 113,50 euro a 100 euro (95 nel 2017). Le attuali esenzioni resteranno in vigore, ma per contrastare l’evasione (circa il 27% dei nuclei familiari) il canone si pagherà attraverso la bolletta elettrica della casa di abitazione.
Università: 500 nuove cattedre Previsti 40 milioni per il prossimo anno e 100 milioni dal 2017 per istituire nuove cattedre e selezionare sulla base del merito 500 nuovi professori, che siano attualmente in Italia o che si trovino all’estero.
Mille nuovi ricercatori. Altri 45 milioni nel 2016, che saliranno a 60 milioni nel 2017 e a 80 milioni nel 2018, permetteranno di assumere 1.000 nuovi ricercatori. Previste anche 6.000 borse per i giovani medici specializzandi.
Più fondi e nuove assunzioni per la cultura Dopo anni di tagli aumentano le risorse per la cultura e per il turismo: previsti 150 milioni nel 2016, 170 milioni nel 2017 e 165 milioni a partire dal 2018 (per un aumento del bilancio del Mibact dell’8% nel 2016 e del 10% nel 2017. Tra le altre cose, questo si rifletterà in 500 nuove assunzioni a tempo indeterminato, nella possibilità di rendere permanente il cosiddetto “Art Bonus” (che si sarebbe dovuto ridurre al 50% nel 2016) e di incrementare di 25 milioni il “tax credit” per il cinema e l’audiovisivo.
Si tratta di una manovra espansiva, non esente da misure correttive ed integrative, oggetto di analisi in queste settime prima al Senato e, poi, alla Camera. Ecco, in particolare, alcune possibili proposte emendative proposte nelle scorse settimane insieme ad alcuni colleghi ”:
– Incremento ( per ulteriori 150 milioni) delle risorse per garantire alcune funzioni fondamentali delle Province e degli Enti di Area Vasta come il riscaldamento e il funzionamento delle scuole superiori, la sicurezza stradale, l’assistenza ed il trasporto ai disabili, le politiche attive per il lavoro;
– Aumento, fino a 500 milioni di Euro, del fondo per le famiglie in condizioni di povertà assoluta con figli minori;
– Sostegno alla crescita degli investimenti in cura e prevenzione nella sanità anche attraverso l’utilizzo dei risparmi che derivano dall’aggiornamento del prontuario farmaceutico, riconoscendo alle Regioni i costi sostenuti per le cure prestate ai rifugiati, utilizzando la clausola europea per l’emergenza umanitaria, con una copertura fino a 200 milioni di Euro ;
– Incentivo all’uso della moneta elettronica, riducendo i costi fissi e dimezzando le commissioni per carte di credito e bancomat ( come già previsto dal nuovo regolamento europeo) e fissando a 1000 euro il tetto massimo del contante per i trasferimenti all’estero con money transfer;
– Garantire l’applicazione di “opzione donna” e, quindi, l’uscita flessibile dal lavoro anche alle donne che raggiungono i requisiti negli ultimi mesi del 2015;
Va, inoltre, ricordata l’urgenza di provvedere rispetto al sensibile e grave taglio inserito a carico dei patronati ( oggetto di uno specifico incontro avuto con i sindacati della provincia di Macerata lo scorso 16 novembre), la necessità di incrementare i Fondi destinati al sostegno del Diritto allo Studio e per il finanziamento dei Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale.
I NUOVI ITALIANI – LA CITTADINANZA PER I MINORI STRANIERI:
Approvata alla Camera la legge di riforma della legge 5 febbraio 1992, n. 91 in materia di acquisto della cittadinanza italiana per i minori. E’ stato uno dei punti programmatici più rilevanti del programma elettorale del Partito Democratico alle elezioni politiche 2013, approvato e trasmesso al Senato perché, in tempi certi e brevi, il testo diventi finalmente legge. Il provvedimento è rivolto a ragazzi/e nati/e in Italia da genitori stranieri o arrivati prima del compimento del dodicesimo anno di età che risultino in possesso di alcuni requisiti costitutivi.
Non esiste alcun automatismo che lega la nascita in Italia con l’acquisto della cittadinanza. La nascita sul territorio italiano dà diritto all’acquisto della cittadinanza solo in presenza di due condizioni: a) la nascita sul territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo (per gli extracomunitari). Nel caso di cittadini dell’unione europea il requisito è la nascita sul territorio italiano e il possesso, da parte di almeno uno dei genitori, del diritto di soggiorno permanente, ossia dopo cinque anni di residenza legale in Italia; b) dichiarazione di volontà di uno dei genitori, o di chi esercita la responsabilità genitoriale, espressa entro il compimento della maggiore età, all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, da annotare a margine dell’atto di nascita.
Il meccanismo della dichiarazione di volontà è finalizzato a evitare che la cittadinanza sia acquisita anche in casi in cui i genitori non desiderano che il figlio diventi cittadino italiano. Al tempo stesso si salvaguarda l’interesse di quest’ultimo, consentendogli di divenire cittadino mediante apposita dichiarazione entro due anni dal compimento della maggiore età, qualora non sia stato richiesto dal genitore entro il compimento dei 18 anni.
I figli di stranieri che nascono in Italia ma che non abbiano potuto utilizzare il primo percorso (ossia lo ius soli temperato) o chi è giunto in Italia prima del compimento del dodicesimo anno di età può diventare cittadino: a) dopo aver frequentato regolarmente, per almeno 5 anni, nel territorio nazionale uno o più cicli presso istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione, o percorsi di istruzione e formazione professionale, triennale o quadriennale, idonei al conseguimento di una qualifica professionale; b) se la frequenza riguarda un corso di istruzione primaria è necessaria la positiva conclusione dello stesso. In questo caso la cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà espressa, entro il compimento della maggiore età, da un genitore legalmente residente in Italia, o dall’esercente la responsabilità genitoriale, all’ufficiale di stato civile del comune di residenza del minore. Entro due anni dal compimento della maggiore età si può rinunciare alla cittadinanza, purché in possesso di altra cittadinanza. Anche in questo caso, qualora la richiesta non sia stata a suo tempo presentata dai genitori, il diretto interessato può richiedere la cittadinanza entro due anni dal compimento della maggiore età. Infine, lo straniero che ha fatto ingresso in Italia prima del compimento della maggiore età e che vi risieda legalmente da almeno 6 anni può ottenere la cittadinanza per concessione (ex art. 9 della l. n. 91/92) dopo avere frequentato regolarmente un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo presso istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione o un percorso di istruzione o di formazione professionali triennale o quadriennale idoneo al conseguimento di una qualifica professionale.
Viene modificata una norma della legge 94 del 2009, il cosiddetto “pacchetto sicurezza Maroni”, che impedisce di iscrivere all’anagrafe i neonati, se padre e madre non esibiscono il permesso di soggiorno. Nel caos interpretativo generato da questa disposizione, viene negata a questi neonati un’identità, un nome, insomma il 6 riconoscimento dell’esistenza giuridica, in contrasto con le convenzioni internazionali e con le regole basilari di civiltà. Con le modifiche apportate alla Camera non sarà più necessario esibire il permesso o la carta di soggiorno per la richiesta dei certificati di stato civile, tra i quali, appunto la registrazione all’anagrafe della nascita di un figlio. Viene così sancito il solo diritto “di esistere” per questi bambini, non avendo il certificato di nascita nulla a che fare con la cittadinanza: i neonati verrebbero registrati, ma con la cittadinanza dei genitori. La legge è immediatamente esecutiva. Si prevede l’emanazione di un regolamento solo per il riordino, il coordinamento e l’accorpamento in un unico testo di tutte le disposizioni regolamentari in materia di cittadinanza. Tale regolamento deve essere adottato previo parere delle commissione parlamentari competenti per materia e del Consiglio di Stato. Le disposizioni della legge si applicano anche agli stranieri nati o arrivati in Italia prima del compimento del dodicesimo anno di età che abbiano maturato i diritti in essa previsti anche prima della sua entrata in vigore e non abbiano compiuto il ventesimo anno di età.
MISURE PER LA FRUIZIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO-CULTURALE:
Ha destato grandi polemiche l’adozione, in via d’urgenza, del decreto legge -il cui contenuto e la cui portata erano stati già ampiamente discussi in passato- che trae origine dal protrarsi di una situazione culminata nell’episodio specifico della ritardata apertura al pubblico del Colosseo.
E’ importante ricordare che l’episodio del Colosseo non riguardava uno sciopero, ma un’assemblea sindacale, regolarmente convocata e comunicata. Tuttavia, l’assemblea si è svolta in un periodo di alta stagione turistica, provocando, oltre ai disservizi per gli utenti, anche un danno all’immagine del Paese, già verificatosi in passato in occasione di un’analoga assemblea sindacale nel sito di Pompei. Proprio il fatto che l’assemblea fosse regolarmente convocata ha messo in luce la necessità di modificare la normativa, relativa alla disciplina del diritto di sciopero, che ha mostrato evidenti lacune nella parte in cui non regolamenta lo sciopero e la fruizione di un bene culturale, fatto rilevante in un Paese come il nostro che ospita il maggior numero di siti Unesco e di flussi turistici. Il testo originario della legge 146 del 1990 prevedeva, infatti, come servizio pubblico essenziale soltanto la “Tutela del patrimonio storico-artistico” – intendendosi come tale solo l’attività di presidio e conservazione del bene – non anche la possibilità di fruire, compatibilmente con l’esercizio del diritto di sciopero, dei musei e dei luoghi della cultura.
La previsione della tutela non consentiva- come ricordato nell’audizione svolta dall’ARAN presso la Commissione Lavoro della Camera- un’interpretazione estensiva della normativa anche ai casi di sciopero come quelli verificatisi al sito di Pompei nei mesi scorsi.
Il decreto-legge, composto da 3 articoli, consente di applicare la normativa vigente in materia di sciopero nei servizi pubblici essenziali (legge n.146 del 1990) anche alle attività di apertura al pubblico di musei e altri istituti e luoghi della cultura. Ciò significa che in relazione alla “tutela dell’ambiente e del patrimonio storico-artistico”, rientrano tra i servizi pubblici essenziali non solo “i servizi di protezione ambientale e di vigilanza sui beni culturali”, ma anche l’apertura al pubblico di musei e altri istituti e luoghi della cultura, di cui all’articolo 101 del D.lgs n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
Lo stretto legame esistente tra la tutela di un museo e la sua apertura al pubblico è coerente con il principio sancito dall’articolo 9, secondo comma, della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, nonché con l’articolo 3 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che evidenzia come l’attività di tutela dei beni costituenti il patrimonio culturale è finalizzata alla loro individuazione, protezione e conservazione per fini di pubblica fruizione. Analogamente, l’articolo 101 del medesimo Codice prevede, al comma 3, che gli istituti e i luoghi della cultura pubblici sono destinati alla pubblica fruizione ed espletano un servizio pubblico. L’inserimento della fruizione dei luoghi della cultura tra i servizi pubblici essenziali non comporta quindi la negazione dei diritti sindacali, sanciti in primis dall’articolo 40 della Costituzione, ma unicamente la loro regolamentazione, per contemperarne il godimento con i diritti degli utenti, al pari di quanto già avviene in altri settori, come il trasporto pubblico o la scuola.
L’individuazione concreta di come si sostanzierà l’apertura “regolamentata” al pubblico, come servizio minimo da garantire in caso di manifestazione sindacale, è rimessa alla successiva contrattazione tra le parti sociali.
Nel corso dell’esame parlamentare, il provvedimento ha registrato tre importanti modifiche, a firma PD, che ne precisano e ne rafforzano la valenza:
- è stato aggiunto un nuovo articolo che premette la scelta politica generale nella quale inquadrare l’intervento legislativo; in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la tutela, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale rientrano tra i livelli essenziali delle prestazioni di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, cioè tra quelle prestazioni che lo Stato deve garantire su tutto il territorio nazionale;
- è stato chiarito l’obiettivo di conciliare la fruizione dei beni culturali con l’esercizio del diritto di sciopero dei lavoratori del settore, precisando che l’apertura dei musei, dei luoghi e degli istituti della cultura, sia da intendersi “regolamentata” secondo le procedure previste dalla stessa legge n. 146 del 1990, cioè nei tempi e nei modi che le parti sindacali vorranno trovare con la Commissione di garanzia dello sciopero;
- è stato specificato (con un emendamento a mia prima firma) che la nuova disciplina si applica solo agli istituti ed ai luoghi che appartengono a soggetti pubblici e si specifica che tra le strutture coinvolte rientrano anche gli “istituti” della cultura (ossia quelle “strutture permanenti” – come biblioteche ed archivi – non riconducibili all’espressione “musei e altri luoghi della cultura” prevista nel testo del decreto-legge).
Le recenti previsioni contenute nella legge di stabilità, relativamente all’assunzione di 500 unità di personale specializzato nei musei e nelle sovrintendenze confermano il consistente investimento operato negli ultimi due anni dai governi Letta e Renzi nel settore della cultura circa la possibilità di un più consistente investimento nel settore dei beni culturali.
Vi segnalo, a questo proposito, un’interessante intervista del direttore della National Gallery di Londra, Gabriele Finaldi.
Di questi temi abbiamo discusso nel corso del programma di Rai Parlamento dedicato proprio alle “Fatiche dell’arte”.
NEGAZIONISMO:
La Camera dei Deputati ha approvato nello scorso mese di ottobre il provvedimento, di iniziativa parlamentare, diretto a prevedere, un aggravamento della pena nei casi in cui la propaganda, la pubblica istigazione e il pubblico incitamento all’odio si fondino «in tutto o in parte sulla negazione della Shoah ovvero dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra», come definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale. Ecco di seguito il mio intervento in Aula in sede di discussione generale del provvedimento. Guarda l’intervento
Nelle scorse settimane ci ha lasciato uno dei volti televisivi più amati dell’informazione italiana, Maria Grazia Capulli. Ho voluto prendere la parola alla Camera per un breve ricordo di una nostra concittadina. Guarda l’intervento