Newsletter n° 27 del 2 Maggio 2016

“Alzati che si sta alzando la canzone popolare….”

Era il 21 aprile 1996 e, con le note di Ivano Fossati, Romano Prodi vinceva le elezioni politiche. E’ impossibile per me dimenticare quella data per la vittoria elettorale ovviamente, ma anche perché quel giorno è coinciso con il mio primo voto, giunto sull’onda del lungo viaggio compiuto da Prodi e da Walter Veltroni a bordo di un pullman in giro per il Paese. Un cammino iniziato un anno prima, nel 1995, e passato anche per la mia città, in un giorno di marzo freddo e nevoso, in un Cinema Italia pieno- come poche volte mi è capitato di vedere- di persone attente e curiose rispetto a quel viaggio lungo un Paese che stava cambiando.

Mi piace raccontare quella vittoria con le parole scritte da Veltroni, venti anni dopo, sulle pagine dell’Unità:

“È una storia lunga e complessa che, prima o poi, andrà fatta onestamente, al riparo dalle tensioni del tempo. So però che l’idea forte fu l’Ulivo e la leadership di Romano Prodi. Fu giocare l’idea di un’alleanza che superasse le identità dei partiti e per questo ci volle il coraggioso consenso di questi. Fu immaginare un simbolo nuovo e una convergenza che puntasse a unificare le diverse componenti del riformismo italiano. Se, come è stato più volte detto, è vero che se Lega e Polo della libertà fossero stati insieme avrebbero forse vinto le elezioni del 1996 è altrettanto vero che se sinistra e centro avessero deciso di unirsi nel 1994 Berlusconi non avrebbe vinto quella competizione. (…) Quel governo centrò l’obiettivo di assicurare all’Italia l’ingresso nell’euro, la ripresa economica, due anni di intensa azione riformista”. Furono due anni importanti quelli guidati da un Esecutivo che, per la qualità dei suoi componenti, è stato uno dei migliori della storia del nostro Paese. Chissà come sarebbe stata la storia italiana se quell’Esecutivo fosse riuscito a portare a termine una intera legislatura. La storia non si fa con i “se”, ma mi piacerebbe rivolgere questa domanda a chi, facendo mancare il proprio sostegno in Parlamento, inseguendo una visione politica massimalista ed inutile ha contribuito a far si che andasse in un’altra direzione.

Non è però solo per una comprensibile nostalgia che ho voluto rievocare questo anniversario. E’ l’oggi a suscitarmi qualche riflessione, e cito di nuovo le parole di Veltroni: “L’Ulivo era, per noi, l’anticamera del Partito Democratico, della piena convergenza e coesistenza delle diverse culture del riformismo italiano. Il Pd è il figlio e l’evoluzione dell’Ulivo, nessuno lo dimentichi. Tra tanti limiti noi siamo quelli che hanno avuto il coraggio di mettere in discussione tutto, comprese identità radicate e posizioni personali, per far vivere il sogno di un riformismo per la prima volta maggioritario nella storia italiana. È un patrimonio immenso. Nessuno lo sprechi. Come fu, per un certo tempo, sprecato l’Ulivo. Il Partito Democratico oggi è la più grande forza politica europea. Deve essere fedele alla sua ispirazione più alta, deve rappresentare sentimenti della sinistra riformista, deve tenere alti valori di solidarietà, comunità, moralità, equità, diritti. Deve puntare a essere maggioranza nel paese a vincere le elezioni e a governare essendo se stesso. Ha radici, non è un fuscello del momento.”

Era la scommessa della governabilità, del riuscire a coniugare gli ideali del riformismo socialista e del cattolicesimo avanzato all’interno di un soggetto politico nuovo, capace di parlare anche a chi in quegli ideali si riconosceva pur non appartenendo ad uno dei movimenti politici in cui, fino ad allora, quelle tradizioni si erano espresse. Un progetto che aveva radici solide nel passato, ma che guardava al futuro, senza rimpianti, aperto a tutti senza riguardo alle provenienze passate con l’obiettivo ambizioso di rinnovare e riformare il Paese. Un’ambizione che resta tutt’ora dentro al Pd, con nuove sfide davanti, che riguardano l’Italia e la stessa struttura che questo soggetto politico deve darsi, consapevole della impossibilità e anche dell’inutilità di tornare al passato delle famiglie politiche di partenza. Resto profondamente convinta che fuori dal Pd non c’è una prospettiva politica credibile e realmente orientata e capace di guidare il cambiamento.

Governare il cambiamento e non limitarsi a rendere testimonianza ideale. Questo non toglie che il Partito Democratico sia ancora una creatura giovane e, per certi versi, incompiuta. Ma è troppo semplice limitarsi a questa constatazione. Sta a noi provare a compiere questo percorso, rivendicando quanto di buono come partito di governo stiamo realizzando per affrontare la sfida del cambiamento, e quanto ancora ci manca perché quel viaggio iniziato venti anni fa giunga finalmente a compimento.

Documento di economia e finanza

Camera e Senato hanno approvato nei giorni scorsi la specifica risoluzione relativa al Documento di Economia e Finanza 2016, presentato dal Governo nel mese di aprile. Il documento governativo evidenzia un fatto importante e, cioè, come nel 2015 il ritmo di crescita dell’economia mondiale e del commercio mondiale abbia mostrato un inatteso rallentamento rispetto al 2014, su cui ha pesato in maniera particolare la flessione e, in taluni casi, l’entrata in recessione di importanti economie emergenti, fatto che si è intensificato nella seconda metà dell’anno a seguito del perdurante declino del prezzo del petrolio e dell’inasprimento delle condizioni finanziarie. Negli ultimi mesi del 2015 si è, inoltre, registrata anche una perdita di slancio della crescita delle economie avanzate. L’attività economica mondiale dovrebbe, comunque, continuare ad espandersi nel 2016, ma ad un ritmo che resta, tuttavia, moderato. Da un lato, il rischio di deflazione nelle economie avanzate, il protrarsi dei bassi prezzi del petrolio, l’incertezza sull’andamento dell’economia cinese, shock di origine non economica, come i conflitti geopolitici, il terrorismo e i flussi di rifugiati, potrebbero avere ricadute negative sull’attività economica mondiale. Dall’altro lato, tuttavia, proprio le basse quotazioni del greggio potrebbero stimolare la domanda interna dei Paesi importatori di petrolio per un periodo più prolungato e il pieno dispiegarsi di effetti espansivi delle politiche monetarie, al momento al di sotto delle attese, potrebbe avere un ruolo importante sul recupero della domanda mondiale. Sulla base di queste considerazioni, il DEF evidenzia il ritorno alla crescita dell’economia italiana nel 2015, registrando un incremento del PIL pari allo 0,8 per cento che giunge dopo tre anni di contrazione del prodotto interno lordo. Per quanto riguarda il 2016, le stime prevedono una crescita dell’1,2 per cento, in ribasso rispetto a quanto previsto nella Nota di aggiornamento di settembre.

Per quel che riguarda il mercato del lavoro, dopo i risultati positivi del 2015, che confermano un’evoluzione favorevole, che già si era manifestata nel corso del 2014, dopo un periodo negativo che datava, invece, dal 2009, le previsioni tendenziali riportate nel DEF mantengono una variazione positiva dell’occupazione per tutto il periodo di previsione, che si estende – lo ricordiamo – fino al 2019. È un andamento positivo che si riflette sugli indicatori occupazionali, con un tasso di disoccupazione che dovrebbe calare fino a 9,9 punti percentuali dagli 11,9 del 2015, ed un tasso di occupazione che dovrebbe anch’esso registrare un andamento positivo, con un incremento di 1,8 punti percentuali, da 56,3 a 58,1 punti percentuali.

Accanto a questo, si accompagna la previsione dell’effettiva discesa del rapporto deficit-PIL (dal 2,3 del 2016 all’1,8 per cento del 2017) ed un obiettivo generale di rafforzamento delle azioni a sostegno della domanda interna (consumi e investimenti) riducendo ulteriormente le tasse e accelerando le riforme. Particolarmente interessante, a questo proposito, risulta il PNR ( programma nazionale di riforma) contenuto nella terza sezione del DEF, diretto delineare gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi programmatici del governo in materia di crescita, sviluppo ed occupazione, anche in coerenza con i target delineati dalla Strategia Europa 2020.

In tale quadro gli ambiti principali riscontabili nel PNR concernono in particolare: la competitività e gli investimenti, in quanto priorità per la crescita; le riforme istituzionali, con la riforma elettorale per la Camera già approvata lo scorso anno e la recente approvazione anche di quella costituzionale; la pubblica amministrazione, che lo scorso agosto ha registrato l’approvazione della legge delega di riforma, di cui sono in corso i primi decreti attuativi, e le semplificazioni, con il progressivo raggiungimento delle scadenze previste dall’ agenda per le semplificazioni 2015-2017; la giustizia, su cui sono in corso il disegno di legge delega per la riforma del processo civile, la riforma della magistratura onoraria ed altre; la finanza per la crescita, su cui sono in atto strumenti per il sostegno del finanziamento alle piccole e medie imprese e per incentivare la crescita dimensionale delle aziende del paese; la concorrenza, con la legge annuale per la concorrenza 2015 ormai in vista dell’approvazione definitiva e con il Piano di riforma delle professioni presentato dal Governo; il lavoro, in cui, conclusa la fase attuativa del Jobs Act, è in avvio la seconda fase del programma Garanzia giovani e sono recentemente intervenute norme di incentivazione della contrattazione di secondo livello; l’istruzione e la ricerca, con l’avvenuta entrata in vigore lo scorso anno della riforma del sistema scolastico, la cui operatività in sede attuativa necessita ancora dell’emanazione di diversi decreti delegati; la riduzione degli squilibri territoriali, con la continuazione della politica di coesione nel nuovo settennio di programmazione, la recente introduzione di incentivi fiscali per gli investimenti nel Mezzogiorno ed il Masterplan per tale area; la lotta alla povertà, con la recente presentazione da parte del Governo del Social Act; l’imposizione fiscale, con le numerose riforme introdotte sulla base della delega fiscale che hanno innovato numerosi aspetti del rapporto tra fisco e contribuente, con la progressiva estensione della obbligatorietà della fatturazione elettronica e con l’attenzione alla revisione dei valori catastali; le infrastrutture, con la riforma del codice degli appalti prossima all’entrata in vigore, con il piano nazionale dei porti e on il piano banda ultralarga. Nell’approvare il testo della risoluzione relativa al Documento di Economia e Finanza, la Camera ha inoltre posto alcuni obiettivi specifici all’azione programmatica del Governo ( per il testo della risoluzione clicca qui).

Riforma costituzionale

Lo scorso 12 aprile la Camera ha approvato in via definitiva, a quasi due anni di distanza dall’avvio del processo riformatore in Senato, il testo della riforma della Parte seconda della Costituzione. Una riforma su cui, in autunno, i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi in occasione del referendum confermativo previsto dall’art. 138 della Costituzione. Una riforma complessa ed articolata che giunge al termine di un percorso non semplice, sia alla Camera che al Senato, con l’iniziale condivisione del testo anche da parte di Forza Italia, poi passata, anche sul versante delle riforme costituzionali, all’opposizione, dopo l’elezione del Presidente Mattarella. Una riforma approvata dalla sola maggioranza, si dice spesso. Affermazione non confutabile, ovviamente, ma che non tiene forse in conto due elementi: l’impegno assunto dalla legislatura, sin dal discorso di insediamento del Presidente Napolitano, per l’attuazione delle riforme costituzionali. Un impegno a cui la legislatura ha legato le sue sorti sin dal suo avvio e che giungono a compimento dopo un lavoro emendativo lungo condotto sia alla Camera che al Senato.
E’ una riforma che cambia profondamente le nostre istituzioni senza toccare i principi fondamentali e la forma di Governo; nessun potere in più al Presidente del Consiglio, nessuno, in nessuna formula, però via il bicameralismo, fiducia solo alla Camera, taglio di un terzo dei parlamentari, eliminazione del CNEL e delle province, un nuovo rapporto tra Stato e regioni; creazione del Senato delle autonomie, vero luogo di rappresentanza territoriale, con eletti scelti direttamente dai cittadini. Non è una riforma perfetta perché non esistono le riforme perfette, possono esserci limiti limiti e difetti,che però, a mio avviso, non minano un giudizio complessivamente positivo rispetto al contenuto complessivo e all’intento che l’ha sorretta. E proprio per questo motivo, mi auguro che il dibattito dei prossimi mesi che vedrà impegnati i comitati per il SI e per il NO alla riforma miri ad un’analisi del contenuto di quel provvedimento e dell’intento che lo sorregge, evitando- da entrambe le parti- personalismi che mal si associano al momento importante che la nostra democrazia sta vivendo. Mi auguro, anzi, che i comitati che si stanno costituendo diventino luoghi di confronto aperti alla cittadinanza e strumento di coinvolgimento e di conoscenza per i cittadini, consentendo loro di maturare un’opinione su quel testo, approfondendo i contenuti della riforma. Sarà una sfida importante da centrare, come straordinaria occasione per l’esercizio di una cittadinanza consapevole ed informata, elemento vitale per ogni democrazia. (Leggi qui il dossier riforme).

Acqua bene comune

La Camera ha approvato il testo della proposta di legge che definisce i principi per la tutela, il governo e la gestione delle acque pubbliche. Cuore della legge, che passa ora all’esame del Senato, è la definizione dell’acqua come bene naturale e diritto umano universale, riportando il tema all’interno dell’ordinamento europeo.
Cuore della legge è la definizione dell’acqua come bene naturale e diritto umano universale. In quanto tale, l’acqua è un bene comune e costituisce una risorsa salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di efficienza e solidarietà, responsabilità e sostenibilità; tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili. Il diritto all’acqua potabile di qualità e ai servizi igienico-sanitari deve essere garantito senza interruzioni ed anche in caso di morosità si deve garantire un quantitativo minimo vitale gratuito di 50 litri giornalieri. L’uso dell’acqua per il consumo umano è prioritario rispetto all’uso per l’agricoltura e per l’alimentazione animale; per tutti gli altri usi è favorito l’impiego dell’acqua di recupero.

La legge riordina il quadro normativo in materia di tutela, pianificazione gestione creando le condizioni perché si facciano finalmente gli investimenti necessari e urgenti a garantire il ciclo dell’acqua. Ai Comuni che costituiscono gli ambiti di governo d’ambito viene garantita la piena titolarità della scelta del modello di gestione e della forma di affidamento del servizio idrico, naturalmente nel quadro previsto dall’ordinamento europeo, che ammette le tre forme: pubblica, mista e privata.

Il servizio idrico integrato è considerato un servizio pubblico locale di interesse economico generale assicurato alla collettività. L’affidamento del servizio idrico integrato è disciplinato dall’articolo 149-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Una modifica a tale decreto prevede che

«L’affidamento può avvenire anche in via diretta a favore di società interamente pubbliche, in possesso dei requisiti prescritti dall’ordinamento europeo per la gestione in house, comunque partecipate da tutti gli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale».

Per quanto riguarda le norme relative al finanziamento non si prevede più il ricorso alla fiscalità generale, ma si stabilisce che questo sia finanziato dalla tariffa del servizio idrico integrato, prevista dall’articolo 154 del codice dell’ambiente2 , nonché dalle risorse 2 L’art. 154 del D.Lgs. 152/2006 stabilisce che la tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato, tenendo in conto determinati parametri (qualità della risorsa e del servizio, opere e adeguamenti necessari, entità dei costi di gestione delle opere e di altri specifici costi), per la copertura integrale dei costi di 5 nazionali, comprese quelle del Fondo destinato al finanziamento degli interventi relativi alle risorse idriche previsto dall’articolo 7, comma 6, del decreto-legge n. 133 del 2014, cosiddetto «sblocca Italia», e dalle risorse europee appositamente destinate agli enti di governo d’ambito per la realizzazione delle opere necessarie ad assicurare i livelli essenziali del servizio idrico integrato su tutto il territorio nazionale.

Nonostante quanto sostenuto da alcune forze politiche di opposizione, il provvedimento non tradisce il senso del referendum del 2011, che – come ha ricordato la responsabile ambiente del PD Chiara Braga – cancellava due norme del Governo Berlusconi: l’obbligo della privatizzazione della gestione del servizio idrico e la remunerazione del capitale a carico della tariffa; quel referendum non prevedeva in alcun modo l’obbligo di ripubblicizzazione del servizio.

In Parlamento e sul territorio

Quello appena trascorso è stato un mese denso di impegni ed appuntamenti, a Roma e sul territorio. In Aula ho pronunciato, a nome del Partito Democratico, la dichiarazione di voto a favore della legge volta a dichiarare Casa Gramsci a Ghilarza monumento nazionale. Un provvedimento, votato da quasi tutte le forze politiche con la sola astensione della Lega Nord e il voto contrario del Movimento Cinque Stelle, giunto pochi giorni prima del settantanovesimo anniversario della morte di Gramsci. Sarebbe stato bello onorare questa ricorrenza con l’approvazione del provvedimento all’unanimità, ma purtroppo, a volte, alcune forze politiche rischiano di restare prigioniere di un atteggiamento di opposizione sterile ed ottusa. Ecco il video del mio intervento in aula (GUARDA L’INTERVENTO)

Si sono avviate in Commissione le audizioni di esperti riguardo alla proposta di legge di cui sono relatrice relative alla istituzione delle start up culturali. Un provvedimento che sta riscuotendo interesse a livello nazionale e locale e che può rappresentare una prima utile occasione di valutazione complessiva dell’efficacia delle misure normative a sostegno delle start up innovative ed una opportunità per affrontare una definizione normativa della cd. Impresa culturale creativa, già operante nella concreta attività imprenditoriale ma ancora mancante di una normazione più approfondita. Durante le sedute della Commissione audiremo esperti del settore, rappresentanti delle istituzioni ( Anci, Regione Lazio, Mise, Mibact, Tavolo di Europa Creativa costituito presso il Ministero dei Beni culturali), rappresentanti di Symbola, Federculture, Unioncamere per poterci confrontare con loro sul testo della proposta di legge e valutare i possibili ed utili correttivi da inserire durante il lavoro di Commissione.

Proprio sul testo di questo provvedimento si è svolto, a Monte Vidon Corrado, un interessante incontro promosso dal Partito democratico regionale, con la partecipazione della collega Anna Ascani, prima firmataria della proposta di legge (GUARDA LA PROPOSTA).

Il primo di una serie di incontri che si terranno nei prossimi mesi sul territorio regionale e una delle numerose iniziative che mi hanno vista protagonista nel mese di aprile. Dal bell’incontro con Valeria Fedeli in Ancona, durante il quale è stato ricordato il settantesimo anniversario del voto alle donne attraverso la testimonianza ed il ricordo di tante donne impegnate in politica in questi anni, tra cui la maceratese Maria Pucci, deputata del primo Parlamento repubblicano e prima donna consigliera comunale a Macerata. O l’interessante incontro promosso a Fermo con la responsabile nazionale cultura del Partito Democratico sul tema della cittadinanza di genere, le iniziative sulla scuola promosse a Recanati e Porto Recanati, il bello e partecipato incontro promosso a Caldarola dal Fai sul tema dell’art bonus e delle sue opportunità e infine l’interessante iniziativa realizzata a Belforte del Chienti sul tema, molto attuale, delle fusioni di Comuni.

Quello trascorso è stato un mese intenso e frenetico, fatto anche di incontri con realtà importanti del nostro territorio regionale e provinciale: come il Centro studi Osvaldo Licini, dedicato alla memoria del grande artista, originario di Monte Vidon Corrado, il Centro Nazionale di Studi Leopardiani, istituito con legge dello Stato e vigilato dal Mibact, della cui attività mi sono occupata proprio in Commissione Cultura (LEGGI L’ARTICOLO), ed il Museo di storia naturale di Gagliole, piccola e significativa realtà promossa dalla Fondazione Oppelide impegnata nella raccolta e nella valorizzazione di reperti paleontologici e minerali, attraverso attività didattiche e di educazione ambientale rivolte alle scuole. Un presidio significativo per l’entroterra maceratese, in termini di valorizzazione turistica del territorio circostante e di tutela e di sensibilizzazione e conoscenza delle sue peculiarità ambientali.